lunedì 29 gennaio 2007

Morire davanti ad un quadro



Mi era noto che al cospetto di un’opera d’arte gli esseri umani qualche volta sono vittime della sindrome di Stendhal, che è una sensazione di malessere diffuso ed improvviso (specialmente vertigini) ma di breve durata.
Leggendo “La prigioniera”, quinto libro appartenente: “Alla ricerca del tempo perduto” scritto dal sublime Proust, sono venuta a conoscenza che lo scrittore fa addirittura morire un suo personaggio davanti ad un quadro.
L’uomo a cui accade questo fatto è lo scrittore Bergotte. Erano mesi che non usciva da casa a causa della sua salute precaria. Un giorno lesse su di una rivista un articolo scritto da un critico d’arte, che annunciava l’imminente mostra d’alcuni pittori olandesi.
Con molta fatica e sofferenza, Bergotte si recò all’esposizione per rivedere in particolare “La veduta di Delft" (1658) dipinta da Vermeer (prestata dal Museo dell’Aja). Lo scrittore adorava questo quadro, che considerava il più bello del mondo e del quale gli sembrava di sapere tutto. Giunto davanti alla tela, all'improvviso il suo sguardo fu catturato da un piccolo lembo di muro giallo, dipinto così bene da apparirgli, come il simbolo stesso della perfezione: quella perfezione che Bergotte credeva di aver raggiunto dedicando la sua vita alla scrittura. Il malessere aumentò e prima di crollare rovinosamente a terra pensò: “ E’ così che avrei dovuto scrivere. I miei ultimi libri sono toppo secchi, avrei dovuto stendere più strati di colore, rendere la mia frase preziosa come quel piccolo lembo di muro giallo."

In realtà Bergotte non è altro che Proust, il quale nel 1921 visitò realmente quella mostra e davanti a tanta bellezza si sentì male e prese la decisione di aggiungere colore alla sua scrittura.

giovedì 25 gennaio 2007

L'asino e il contadino

Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava cosa fare.  Il contadino prese una decisione crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio,  non serviva più a nulla e il pozzo era secco per cui in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale così chiamò i vicini perchè lo aiutassero a seppellirlo vivo. Ogniuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra sopra il povero animale, che non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo e pianse disperatamente. Con grande sorpresa di tutti , dopo un certo numero di palate di terra, l'asino si calmò. Il contadino guardò in fondo al pozzo e rimase sorpreso. Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, se ne liberava,scrollandosela dalla groppa e facendola cadere ci saliva sopra. In questo modo, l'asino riuscì ad arrivare all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscrine trottando.
Nella nostra vita ci butteranno  addosso molta terra, soprattutto nei momenti di difficoltà. Il segreto è quello di  scuotersela di dosso e salirci sopra, poichè essa può essere la soluzione e non il problema.

domenica 21 gennaio 2007

In ricordo di Liana Millu

"Sono il numero A5384 di Auschiwtz-Birkenau"
La scrittrice Liana Millu si presentava con queste parole ai ragazzi dei licei genovesi. Andava a trovare i  giovani nei quali vedeva il futuro, come grande testimone narrante del campo di sterminio femminile annesso ad Auschiwtz.
La conobbi circa 15 anni fa al liceo classico Colombo, (allora frequentato da mia figlia ) in occasione di una sua conferenza.
Era una splendida donna, che nonostante l'età avanzata, possedeva grande vitalità e sapeva parlare al cuore della gente degli orrori subiti senza odio.
Tra noi nacque una piacevole amicizia durata fino al gennaio 2005 quando si addormentò per sempre.
Poichè il 27 Gennaio (Celebrazione del giorno della memoria) era una data a lei molto cara, io desidero ricordarla con una sua poesia. 
<< Fà, o Signore
che io non diventi fumo
Fumo di Birkenau, fumo
in questo cielo straniero
ma riposare io possa laggiù,
nel mio piccolo cimitero.
E' vicino a Genova, lo sai,
è un piccolo cimitero abbandonato,
in cima a una collina verde,
da un muro di mattoni rossi
è circondato.
Due alberi fanno la guardia
al cancello di ferro arrugginito
e i fidanzati, la domenica,
sostano a guardare
le alte erbe odorose
che copron le tombe antiche,
intrecciano le dita tra le sbarre
si gurdano con tenerezza.
Laggiù, laggiù!
sotto il sole,
davanti al mare
tra un verde fluttuare
di alte erbe in fiore,
o Signore, vorrei riposare.
Fà, o Signore
che io non divenga fumo
che si disperde, fumo
in questo cielo straniero
ma riposare io possa laggiù
nel mio piccolo cimitero
sotto la terra della mia terra,
dove il sole mi scalderà,
il mare mi cullerà,
il vento mi porterà
i profumi delle riviere
e sarà la pace>>

sabato 20 gennaio 2007

Enigma


L'enigma è più lungo della quartina e della sestina degli indovinelli.
Oggi ho deciso di giocare con voi. Volete provare a risolvere questo enigma?

AMANTE DELUSO
Strisciando per un sorriso
passo e ripasso ogni giorno
sotto gli infissi sporgenti
della finestra spalancata;
consumandomi per una carezza
per pochi attimi
di tenerezza brusca e frettolosa,
passo e ripasso ogni sera,
su e giù, fino all'albeggiare.
E' così fresca l'aria della notte,
così fragrante di fiori...
Ma dorme lontano da me
la sola persona
cui ho dedicato la mia vita.
E io rimango solo e piango
cercando rifugio in un bicchiere
e resto in piedi tutta la notte
finchè mi ritrovo al mattino
coperto di polvere
a ondeggiare davanti allo specchio
con la bocca impastata.

giovedì 18 gennaio 2007

Incipit

Possiedo un quaderno con la copertina rigida di colore marrone, sul quale annoto da molti anni gli “incipit” dei libri che ho letto.
Le pagine a quadretti. leggermente ingiallite, sono vergate in stampatello con una matita Faber-Castel, che è sormontata da un cappuccio di metallo nel qual è assemblato il temperino. Questo strumento denominato: l’allungalapis, mi permette di usare la matita anche quando è ridotta dall’uso ad un mozzicone. ( qui, esce alla grande la mia genovesità).
Ogni volta che apro il quadernetto rivivo le emozioni provate durante la lettura di tutti i libri elencati, grazie alla potenza di queste piccole frasi, che spesso contengono l’essenza di tutta la trama.
Tra tutti gli incipit collezionati fino ad oggi, quello che amo di più è:
LA MIA FANCIULEZZA FU LIBERA E GAGLIARDA” tratto dal libro “Una donna”, scritto da Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio.
“Una donna” è un libro autobiografico, pubblicato nel 1906. Dipinge la condizione femminile dell'epoca in cui gli uomini avevano "scarsa" considerazione
delle donne.                                            
Mi permetto di consigliare la lettura di questo libro a tutte le donne che passeranno dal mio blog, specialmente alle giovani ragazze.

venerdì 12 gennaio 2007

Ragazzi vuoti

Puoi comprargli tutto quello che vuoi,
ma senza cultura e valori umani,
tuo figlio si sentirà
sempre vuoto.

domenica 7 gennaio 2007

GLAMOUR


Ci sono posti al  mondo dove la pubblicità
di calze e collant non avrebbe alcun senso
perchè a loro non è concesso
di velare le gambe e
svelare la bellezza.

mercoledì 3 gennaio 2007

Considerazioni

Le generazioni precedenti alla mia, hanno lottato duramente e a caro prezzo, sacrificando anche la propria vita per umanizzare il lavoro all'interno delle fabbriche.
Ci siamo illusi di avanzare verso la liberazione perchè oggi ci ritroviamo ancora più prigionieri degli alienanti processi della catena di montaggio.
La foto che vi posto pone una domanda inquietante. 


Sarà questo il modello di lavoro per ritornare ad essere una nazione competitiva, considerando che sono stati bloccati i finanziamenti per la ricerca scientifica e tecnologica?La foto scattata dal fotografo Edward Burtynsky, immortala diecimila donne, avvolte in bizzarre tuniche color lilla, impegnate a sezionare polli.
La fabbrica in questione si chiama Manufacturing N°17 (mi ricorda tanto i campi di sterminio) ed è ubicata a Dehui, provincia di Jilin (CINA).
Questa foto è stata esposta insieme a dipinti, sculture, video e filmati, in una mostra svoltatsi a Genova.
Titolo: TEMPO MODERNO. Da van Gogh a Warhol. Lavoro, macchine e automazione delle arti del Novecento.
Vi assicuro è stata un'esperienza forte. che mi piacerebbe condividere con tutti gli italiani, rendendo questa mostra itinerante.

lunedì 1 gennaio 2007