Il potere vorrebbe obbligarmi a dare più importanza alle parole che alla vita reale. Tanto è vero che si è inventato termini eufemistici del tutto irreali, che in altri tempi avrebbero fatto inorridire chiunque per definire fatti, persone e situazioni.
I
ciechi sono sempre stati coloro che non ci vedono. Poi si è deciso di
chiamarli non vedenti o ipovedenti. Ma i ciechi hanno continuato a non
vederci esattamente come prima. Gli handicappati sono diventati
portatori di handicap; quasi che l’handicap sia portatile, come una
valigia e come una valigia si possa lasciare dove e quando si vuole. I
sordi si sono trasformati in deboli d’udito o audiolesi mentre gli
spazzini sono stati promossi in operatori ecologici e gli infermieri in
paramedici.
Presto i sagrestani diventeranno “parapreti”?
In
politica si usano frasi a dir poco ridicole tipo: il nuovo che avanza,
sempre tesi con un occhio di riguardo verso il sociale, amici…..avevamo
le mani legate, l’approccio programmatico, una congrua flessibilità
delle strutture o la nuova concertazione.
La
guerra e diventata “umanitaria, operazione di pace o preventiva” e
messa in pratica con l’invio di migliaia di soldati in paesi stranieri,
armati fino ai denti per esportare la democrazia.
Come
non irritarsi ascoltando le frasi coniate dalla fantasia dei mezzi
d’informazione tipo; le salme sono felicemente atterrare, oggi non si
vola oppure termini inglesi per descrivere oggetti o situazioni: kitsch,
trasc, trendy e keap.
L’eufemismo nuoce alla nostra bella lingua e alla vita pratica perché le toglie vigore e precisione
A forza di non chiamare le cose con il loro nome, finiremo per non riconoscerle più.
Ritorno al titolo e cito nuovamente Moretti.
Chi parla male pensa male e vive male, bisogna usare le parole giuste, le parole sono importanti.