martedì 29 gennaio 2008

I miei amici

Tanti anni or sono, visitai una mostra fotografica. allestita a Villa Croce, dedicata ai lettori. 
Le foto rigorosamente in bianco e nero, ritraevano persone d’ogni età, concentrate a leggere, nei luoghi più disparati e in posizioni impensabili.
In quegli anni, ero già una “buona” lettrice, ma non avrei mai immaginato che questa passione potesse diventare un bisogno vitale.
Non esco mai sola, perché nella mia borsa ho sempre un libro pronto a farmi compagnia. Adoro leggere in treno ma non disdegno le panchine nella penombra dei parchi e delle piazze. La lettura ha un potere terapeutico sul mio umore, perché mi trasmette pace e serenità. Sono solita lasciare tra le pagine dei miei libri, articoli ritagliati da giornali e bigliettini d’auguri, per ritrovarli dopo tanti anni ingialliti dal tempo.
 Il mio rapporto con essi è possessivo. Mi piace accarezzarli, annusarli, vergarli con la matita e renderli miei per sempre, imprimendo sulla prima pagina, il timbro personalizzato del mio ex libris.

giovedì 24 gennaio 2008

la mia memoria

Impassibili e ottusamente immersi nei nostri miti consumistici, senza rendercene conto, siamo diventati freddi e laidi come Mordo Nahum.
Primo Levi racconta l’incontro con questo furbo commerciante greco, nel suo libro: “La Tregua”
Per Mordo vigevano le seguenti leggi di vita che trovo particolarmente attuali:
E’ GUERRA SEMPRE
L’UOMO E’ LUPO ALL’UOMO.
Purtroppo è accaduto quello che Levi paventava.
I giovani privati della memoria, tenuta viva dall’impegno di ex deportati, ignorano o addirittura mettono in discussione gli orrori accaduti durante la seconda guerra mondiale.
Tutti noi dobbiamo impegnarci e inculcare ai nostri figli i valori necessari per evitare che la storia si ripeta.

venerdì 18 gennaio 2008

Sestri come Montmartre

La ditta in cui lavoro, è ubicata a Sestri Ponente e per raggiungere questa delegazione di Genova, come mezzo di trasporto prediligo il treno. Nelle giornate miti, per assecondare la mia passione di “flaneuse”, mi piace arrivare in anticipo. Adoro passeggiare o crogiolarmi dieci minuti al sole, seduta su di una panchina, nella storica Piazza Baracca (teatro di tante lotte operaie). Questo mitico luogo è soprannominato: ”Ciassa dei belin molli” perché è frequentato prevalentemente da allegri pensionati, che discutono tra loro, con la tipica cantilena genovese.
Mi piace ascoltare il loro vocio, che si confonde con il cinguettio dei passeri.In questa piazza il tempo sembra scorrere più lento e m’illudo di vivere nella Parigi di Prèvert. Osservo le mimiche dei loro visi vissuti e come una ladra, rubo frammenti dei loro racconti.Uno di loro l’altro giorno ha attirato la mia attenzione, apostrofando un  amico col termine: ”PITTIMA”. Mi sono messa a ridere e l’anziano signore con gentilezza mi ha chiesto se sapevo a cosa si riferisse.
Ma certo, gli ho risposto, anche il grande Fabrizio de Andrè ha usato questa parola come titolo per una sua canzone.
La PITTIMA, era “assoldata” dai creditori per recuperare il pagamento dei debiti insoluti. Questo personaggio, dopo alcuni tentativi bonari andati a vuoto, seguiva il debitore e nel momento in cui si trovava in un luogo affollato, dove tutti potessero sentire, lo invitava, platealmente, ad onorare il dovuto.
Il debito oggi è definito FINANZIAMENTO ed è stipulato anche per l'acquisto di oggetti superflui e le pittime si sono trasformate in addetti alla riscossione crediti per “rispettabili” agenzie finanziate da banche.
“ E PALANCHE FAN PALANCHE”.

lunedì 14 gennaio 2008

Beata solitudine, unica beatitudine.



Quotidianamente, un numero in continuo aumento d’omuncoli, schiamazzano e delirano sulla superficie del nostro pianeta, sperduto, alla periferia di una galassia e circondato da un abisso di freddo e di buio.
In un teatro d’imbecillità e di follia, gli uomini, che già soffrono a causa delle malattie e della povertà, non esitano ad usare nei confronti dei loro simili: l’inganno e lo sfruttamento per il proprio rendiconto. Con questo comportamento creano una situazione nella quale ci si azzuffa per futili motivi.
Nelle grandi città caotiche, oltre ai nostri problemi interni, mai risolti, siamo costretti a vivere, a gomito a gomito, anche con cinquanta etnie diverse (Genova), le quali spesso sono determinate a non rispettare le nostre leggi, generando l’intolleranza e l’aggressività.
Sui treni, sugli autobus e nelle vie cittadine, nessuno dona più un sorriso o uno sguardo bonario, le voci alte, prevaricanti e i modi bruschi, sono diventati gli strumenti per acquisire il dominio sugli altri.
Da giovane attendevo con ansia la domenica per uscire e stare in compagnia, oggi anelo al “dì di festa” per rifugiarmi nella mia casetta e ritrovare me stessa, grazie al silenzio e alla solitudine, unico antidoto a mia disposizione per fuggire dall’aggressività degli altri.

martedì 8 gennaio 2008

Il matitone

Nel 1761, la moglie di Kaspar Faber, ebanista di Norimberga, andava in giro per mercatini e fiere, cercando di vendere l’invenzione del marito: la matita.
Personalmente non   posso fare a meno del caro "lapis" anche se oggi, per molti è diventato  vecchio e desueto.
Ad avere questo vezzo non sono la sola, poiché uomini illustri come Van Goog, Gunter Grass, Heinrich Boll, Conan Doyle e Fellini, hanno confidato nelle loro interviste di avere avuto per questo “oggetto”una vera passione.
Mi piace prendere appunti con il lapis sia a casa, sia in ufficio.Lo ritengo un ponte che mi conduce nel passato, quando la vita aveva ritmi più lenti e ci si poteva permettere di interrompere il lavoro, temperare la punta ed approfittarne per riordinare le idee.
Nel 1992 a Genova, fu inaugurato il grattacielo che potete vedere nella foto che ho postato. Il nome ufficiale di questa costruzione è Torre Nord-San Benigno e l'architetto che la ha disegnata si è ispirato al campanile ottagonale della chiesa di San Donato.Per la sua particolarissima forma architettonica, che lo fa assomigliare ad una grossa matita, è stato denominato: il matitone. Dopo la Lanterna a furor di popolo il grattacielo è diventato il secondo simbolo della Superba. Mi piace pensare che il vero motivo di questo soprannome sia un omaggio a quegli uomini che hanno reso grande Genova ,facendo un ottimo uso di questo “utensile”.
In particolare il mio pensiero vola ai tecnici, ai disegnatori, ai progettisti dei cantieri, che hanno costruito le più belle navi del mondo e agli operai delle grandi e piccole fabbriche genovesi. Rivedo nel porto antico, vispi mercanti, nei loro scanni armati di lapis copiativo, che intingevano sulla punta della lingua, prima di vergare con invidiabili calligrafie color viola ciclamino, enormi registri, sui quali annotavano prezzi e pesi delle merci.
Come nella matita non è importante la forma esteriore, bensì la qualità della grafite racchiusa in essa, io cerco queste qualità anche negli esseri umani.

giovedì 3 gennaio 2008

Il mio maggiolino

 
Tutte le volte che in televisione trasmettono il film di W. Disney: il maggiolino tutto matto, non posso fare a meno di pensare  al mio Volkswagen 1200, color arancione, denominato jeans, per le sue rifiniture interne.Era una macchina spartana, potente, con un rombo inconfondibile. Il sottofondo della ventola di raffreddamento produceva alle mie spalle una sinfonia rassicurante.L’ ho amata per la sua non appariscenza e per la praticità di guida, Il Maggiolino mi ha regalato per anni una sensazione d’euforia, accompagnandomi nella mia indipendenza sessantottina, originale e anticonformista.Spesso la mia mente torna indietro di circa 25 anni. Era una splendida giornata estiva, stavo stirando, quando all’improvviso sentii delle urla disperate di aiuto provenienti dai piani sottostanti al mio. Immediatamente mi catapultai in soccorso e trovai la mia vicina terrorizzata, con un braccio sanguinante. Rientrando a casa aveva sorpreso un ladro che per scappare con la refurtiva, non esitò a ferirla con un coltello.Qui entrò in gioco la maratoneta, che con passo felino rincorse il malvivente costringendolo ad imboccare una strada senza via di scampo, dove i poliziotti, che nel frattempo erano stati avvertiti del fatto, lo arrestarono senza difficoltà.La storia purtroppo non finì perché la vendetta di qualche compare o parente del “topo d’appartamento” non tardò ad arrivare.Trascorsero due settimane dall’accaduto e un triste giorno trovai il mio “adorato” Maggiolino completamente distrutto da una furia incredibile.I sedili erano stati scardinati, le portiere divelte, i vetri dei finestrini rotti con delle martellate, i fili elettrici completamente strappati e a questo punto potete anche immaginare com’era ridotta la carrozzeria.Davanti a quello scempio non resistetti e scoppiai a piangere come una bambina. Con immenso dolore non mi restò altro da fare che chiamare un carro attrezzi per accompagnare il mio “AMICO” dal demolitore.Tutto ciò accadde solo perché mi ero comportata civilmente e a distanza di anni penso che il mio Herbie è stato sacrificato in nome della giustizia.