lunedì 14 gennaio 2008

Beata solitudine, unica beatitudine.



Quotidianamente, un numero in continuo aumento d’omuncoli, schiamazzano e delirano sulla superficie del nostro pianeta, sperduto, alla periferia di una galassia e circondato da un abisso di freddo e di buio.
In un teatro d’imbecillità e di follia, gli uomini, che già soffrono a causa delle malattie e della povertà, non esitano ad usare nei confronti dei loro simili: l’inganno e lo sfruttamento per il proprio rendiconto. Con questo comportamento creano una situazione nella quale ci si azzuffa per futili motivi.
Nelle grandi città caotiche, oltre ai nostri problemi interni, mai risolti, siamo costretti a vivere, a gomito a gomito, anche con cinquanta etnie diverse (Genova), le quali spesso sono determinate a non rispettare le nostre leggi, generando l’intolleranza e l’aggressività.
Sui treni, sugli autobus e nelle vie cittadine, nessuno dona più un sorriso o uno sguardo bonario, le voci alte, prevaricanti e i modi bruschi, sono diventati gli strumenti per acquisire il dominio sugli altri.
Da giovane attendevo con ansia la domenica per uscire e stare in compagnia, oggi anelo al “dì di festa” per rifugiarmi nella mia casetta e ritrovare me stessa, grazie al silenzio e alla solitudine, unico antidoto a mia disposizione per fuggire dall’aggressività degli altri.

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