Uso la parola vecchio e non anziano perchè non amo il linguaggio alla vasellina, denominato così, da Cesare Marchi.Quando scendo dal paesello, per recarmi in città, noto come la maggioranza dei giovani non tolleri e non rispetti i vecchi. Ci guardano con distacco, non si alzano per cedere il posto sui mezzi pubblici, continuando a visionare a testa bassa i loro dispositivi. Per indicarci, usano parole offensive e quando ci capitano dei momenti di debolezza, ridono a crepapelle. Non usa più lasciare il passo, spesso sono più importanti i cani, che con i loro padroni, continuano il cammino senza scendere dal marciapiede.
Quando ero piccola pendevo dalle labbra dei miei vecchi, che ho curato ed amato fino allo loro dipartita. Sono stati i miei fari, la mia enciclopedia, il mio esempio e come una spugna mi sono impregnata dei loro valori.
Ancora oggi quando mi trovo in difficoltà, mi rannicchio sulla seggiola e penso a cosa mi avrebbero consigliato e come incoraggiato per risolvere i problemi che la vita mi sbatte in faccia.
Sì sono vecchia, ma il mio passo è ancora svelto, sento la forza che c'è in me e se non mi guardo allo specchio o nel rifleso delle vetrine, immagino ancora di correre gli 800 metri all'Olimpico e inebriarmi del tipico odore... della terra rossa.
La mancanza di rispetto nei confronti dei vecchi porterà inevitabilmente ad una modernità senza memoria.
Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio.
(Levitico 19,32-37)