Oggi le persone non si accontentano più di niente, sono sempre alla ricerca di nuove emozioni e l'insoddisfazione spesso diventa cronica. Negli anni 60 non avevano nulla ma la gioia, la speranza di un mondo migliore e la tranquillità ci rendeva felici.
Non avevamo il frigorifero ma "L'uomo del ghiaccio" arrivava con il motocarro pieno di blocchi e con il suo gancio in base alle nostre disponibilità, ce ne dava un pezzo. Correvamo a casa, lo ricoprivamo con una coperta per non farlo sgelare e sopra deponevano i cibi da conservare.
Non avevamo il riscaldamento ma la stufa economica intiepidiva la cucina, cuore della casa, mentre le altre stanze erano ghiacciate. Le borse dell'acqua calda, le lenzuola, i pigiami di flanella e le calze confezionate dalle nonne, ci riscaldavano nei nostri letti.
Non avevamo bagni e docce super accessoriati e la domenica scaldavamo pentoloni di acqua da versare in grandi conche di zinco, nelle quali ci lavavamo.
Non avevamo il forno ma ci recavamo con le nostre teglie, avvolte da tovagliette a quadri, dal fornaio, che terminato il suo lavoro, le introduceva nel forno ancora caldo.
Non avevamo la possibilità di ricomprare le calze prima di seta, poi di nailon, quindi quando si sfilavano, le portavamo dalla rimagliatrice, che con il suo apparecchietto riusciva a farle tornare quasi nuove.
Non avevamo a disposizione quotidianamente i vassoi pieni di paste, biscotti di tutte le fogge ma quando le mamme potevano, confezionavano splendide torte casalinghe.
Non tutti avevamo la televisione in casa, quindi ci recavamo al bar o ospiti di qualche vicino per guardare tutti insieme trasmissioni come: Il Musichiere o Lascia o raddoppia.
Potrei andare avanti all'infinito di ciò che non avevamo e allora perché oggi con tanto benessere siamo sempre tristi e in guerra? Forse abbiamo oltrepassato il limite.
Pensate anche a come ci si saluta oggi con un semplice ciao, i greci usavano Chaire (rallegrati) gli Ebrei usano Shalom (Pace).
Non avevamo niente, non usavamo antidepressivi, ma eravamo ricchi di amore per il nostro quartiere, per i vicini di casa, che consideravamo di famiglia e soprattutto si onorava la parola che oggi è in disuso: PARTECIPAZIONE