Quando la morte mi chiamerà
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che lascio in eredità,
non maleditemi non serve a niente
tanto all’inferno ci sarò già
( Il testamento di Fabrizio De Andrè)
Quando la morte mi chiamerà
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che lascio in eredità,
non maleditemi non serve a niente
tanto all’inferno ci sarò già
( Il testamento di Fabrizio De Andrè)
Persino nell'episodio n°13 della serie spagnola: "La casa di carta", otto ladri (vestiti di rosso), assassini, con curriculum da brividi, intonano questa canzone mentre torturano e tengono in ostaggio i lavoratori della Zecca di stato.
Mercoledì 17 maggio, alle 10,20, nell'udienza del Papa, il sistema di megafonia di Piazza San Pietro lancia a tutto volume: Bella Ciao. Francesco sorride, muove le labbra, visibilmente compiaciuto al quale si uniscono con cori i cardinali e i fedeli.
Per me, questa canzone ha un significato particolare, che non necessita nessuna spiegazione ma sono stufa che venga usata come inno da criminali, manutengoli e da un monarca assoluto.
Né pe Mazzo né per mazzòn no te levâ o pellisson.
Né di Maggio né di maggione, non ti levare il pelliccione.
Questo proverbio genovese consiglia cautela e prudenza nell'alleggerirsi dei vestiti pesanti. In questo caso il proverbio riflette l'incostanza tipica della temperatura di questo mese e di queste settimane.
Tutti i proverbi genovesi si legano bene al carattere di fondo dei liguri: scettici, concreti, per nulla portati alla retorica, arguti e scabri.
L'idea venne ad un ragazzino, Francesco Panarello, assunto come capo pasticcere in un forno di via Porta D'Archi.
E' lui che decide di aggiungere agli impasti quantità maggiori di burro e zucchero, per renderli più gustosi.
Nel 1885 a Genova, la famiglia Panarello, fonda la prima pasticceria, diventata sinonimo di dolci italiani. È tradizione per i genovesi, comprare questo dolce per compleanni, battesimi, matrimoni e feste importanti. Non c’è occasione speciale che si festeggi senza questa torta tonda, profumata, gialla e soffice. Classica o nelle varie versioni contemporanee con crema pasticcera, zabaione o cioccolato. E per la mattina, c’è la monodose, Panarellina, che si può farcire anche con la marmellata: per una vera colazione genovese doc.
Per me è un rito, ogni volta che mi reco in Via XX Settembre, devo entrare nel negozio e acquistare questa delizia sia per il palato che per l'umore perché mi ricorda la gioia che provavo da bambina quando il gusto e il profumo di questo dolce inebriava i miei sensi.
Questa targhetta naif, è il dono più prezioso, ricevuto da nostro nipote Pietro, oggi tredicenne.
Per noi è un attestato, che conferma la riconoscenza per il tempo e l'amore a lui dedicati, con tanto entusiasmo.