lunedì 18 novembre 2019
ENIGMA
Mi piacerebbe capire perché da qualche mese, le statue di Genova che ricordano, poeti, letterati e pittori vengono bendate o ammutolite con una fascia rossa. Chissà, forse la persona che ha deciso di fare questo gesto, vuole evitare a questi personaggi che resero grande Genova, la visione del degrado attuale di quella che una volta era denominata: la SUPERBA.
sabato 26 ottobre 2019
Anniversario
Grazie AMORE mio
Angela
lunedì 14 ottobre 2019
La morale liquida che ha sommerso i nostri principi.
Francesco Alberoni |
Ho deciso di trascrivere sul mio blog questo articolo perché lo condivido in tutta la sua stesura.
venerdì 20 settembre 2019
Vincent van Gogh questo post è dedicato a te.
Caro Vincent come vorrei che tutto ciò potesse accadere veramente.
Ti ho apprezzato sin da giovane ed ora che sono una vecchietta, ti stimo sempre di più.
venerdì 30 agosto 2019
Il muro usato come lavagna 6
Il 05/12/1746 Giovanni Battista Perasso, detto il Balilla, (Balin-bambino piccolo) scagliò una pietra contro le truppe austro-piemontesi, che occupavano Genova. La miccia che fece esplodere la rivolta fu l'ordine imposto ai genovesi di estrarre un pezzo di artiglieria dal fango. Balilla mentre scagliò la pietra urlò: che l'inse ( Volete che comincio?) e la rivolta popolare di Portoria ebbe inizio.
Sui muri di Genova, sopratutto nel centro storico è riapparsa questa scritta. Forse i genovesi vogliono riappropriarsi della propria città, invasa da migliaia di turisti maleducati, scaricati nel porto da navi gigantesche e molto inquinanti. Le etnie presenti sono innumerevoli e vantiamo quella sudamericana più numerosa d'Italia. In questi ultimi mesi anche la comunità cinese è aumentata improvvisamente in modo esponenziale.Il dialetto genovese è morto ma l'italiano è in coma. Zena era superba, ora è diventata una babilonia.
Sui muri di Genova, sopratutto nel centro storico è riapparsa questa scritta. Forse i genovesi vogliono riappropriarsi della propria città, invasa da migliaia di turisti maleducati, scaricati nel porto da navi gigantesche e molto inquinanti. Le etnie presenti sono innumerevoli e vantiamo quella sudamericana più numerosa d'Italia. In questi ultimi mesi anche la comunità cinese è aumentata improvvisamente in modo esponenziale.Il dialetto genovese è morto ma l'italiano è in coma. Zena era superba, ora è diventata una babilonia.
venerdì 9 agosto 2019
IL MURO USATO COME UNA LAVAGNA 5
Genova ha perso il suo decoro. Non ci sono più norme che regolano le relazioni sociali: vivere. vestire e parlare.
sabato 6 luglio 2019
Non si sposa più nessuno
Mi sono recata in Via Garibaldi, a Palazzo Tursi, sede del comune di Genova per svolgere alcune commissioni.
Nel cortile ci sono delle bacheche nelle quali venivano affisse le pubblicazioni di matrimonio. Purtroppo erano completamente vuote.
Nel cortile ci sono delle bacheche nelle quali venivano affisse le pubblicazioni di matrimonio. Purtroppo erano completamente vuote.
Peccato non si sposa più nessuno e questa constatazione mi ha rattristato.
Nell'arco di 50 anni i costumi sono cambiati. Il matrimonio in chiesa è stato abbandonato ma anche quello civile ha fatto il suo tempo. Oggi tutti convivono.... allegramente.
lunedì 17 giugno 2019
Panchina n° 3 LA MIA PREFERITA
giovedì 6 giugno 2019
PANCHINA n° 2
Questa panchina si trova in Via Mura delle Capuccine a Genova. Su di essa mi siedo spesso per riposarmi ed ammirare il paesaggio durante le mie camminate. Mi piace guardare senza essere vista e contemplare lo spettacolo che mi circonda. Sedersi sulle panchine a leggere, discutere o semplicemente pensare ai fatti propri, è diventato un atto anarchico.
Sarà per questo motivo che le panchine, ultimo simbolo di qualcosa che non si compra, di un modo gratuito di trascorrere il tempo e abitare la città e lo spazio, spariscono una dopo l'altra in tutta Italia?
Location:
Genova.
giovedì 16 maggio 2019
Il muro usato come lavagna 4
Mi stavo recando a piedi verso il centro di Genova, giunta vicino all'università, il mio sguardo è stato rapito da queste due parole.
La mano che ha scritto questa frase ci invita a pensarci liberi perché liberi del tutto non lo siamo MAI...
Immediatamente mi è tornata in mente la canzone scritta da Giorgio Gaber:
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un'opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
martedì 30 aprile 2019
1° MAGGIO
Nella città, di sopra vivono i ricchi che godono di tutti gli agi. In quella inferiore gli operai, sfruttati come schiavi.
Non è lavoro è sfruttamento
Immagini tratte dal film Metropoli (1927)
1° Maggio 2019 le divisioni di classe si sono accentuate e purtroppo .....peggioreranno.
mercoledì 24 aprile 2019
Liberazione
Targa posizionata a Genova-Granarolo
Genova sempre umana,
presente, partigiana
(Giorgio Caproni - litania n° 76)
lunedì 15 aprile 2019
Abbiamo atteso 17 anni!!!!!!!
Finalmente dopo 17 anni, ieri notte , la carrozza n° 2 della Cremagliera Principe-Granarolo è tornata a Genova.
Immensa è stata la gioia nel momento magico in cui è arrivata la bisarca che la trasportava.La vecchia "signora" anno 1929 , completamente restaurata, è per gli abitanti di Granarolo, l'unico mezzo di trasporto per raggiungere le loro case, senza dover scarpinare per le creuse. Indissolubili sentimenti di affetto ci legano a questo particolare mezzo.
Emozionante e complicato è stato il momento in cui la gru l'ha posizionata sui binari.
La fotografia è di questa mattina che la ritrae in tutta la sua bellezza.
Finalmente è pronta per essere trasportata al capolinea dal quale si gode un panorama mozza fiato
Speriamo che i collaudi diano esiti positivi perché non vedo l'ora di sferragliare sopra la mia adorata cremagliera.
GRANAROLO
Prova ad andarci in Primavera
sferragliando in cremagliera...
svetta in alto Granarolo
là c'è il porto...là c'è il molo.
Cielo azzurro con il sole
verde erba con le viole
le ginestre sono aulenti
suon d'elitre vien coi venti.
Laggiù le navi e le campane
nell'aere suonan lontane,
quassù par che tace
qui qualcuno vuole pace!
Solo e in alto sono lieto
meditar mi piace quieto
e mi fingo già nel nulla
già nel tempo che mi culla.
Non più desio, nessuna voglia
varcherei da qui la soglia.
Campanella Giuseppe (scritta da un paesano di Granarolo)
lunedì 1 aprile 2019
"LITANIA" di Giorgio Caproni per la mia amata GENOVA
Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.
Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.
Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.
Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta una vita.
Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.
Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.
Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.
Genova tutta tetto.
Macerie. Castelletto.
Genova d'aerei fatti,
Albaro, Borgoratti.
Genova che mi struggi.
Intestini. Carruggi.
Genova e così sia,
mare in un'osteria.
Genova illividita.
Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
industriale, civile.
Genova d'uomini destri.
Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova in banchina,
transatlantico, trina.
Genova tutta cantiere.
Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
persiana verde, zecchino.
Genova di torri bianche.
Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
acqua morta di noia.
Genova di mala voce.
Mia delizia. Mia croce.
Genova d'Oregina,
lamiera, vento, brina.
Genova nome barbaro.
Campana. Montale, Sbarbaro.
Genova dei casamenti
lunghi, miei tormenti.
Genova di sentina.
Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
struggimento, scogliera.
Genova di tramontana.
Di tanfo. Di sottana.
Genova d'acquamarina,
aerea, turchina.
Genova di luci ladre.
Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
pazzia, vaso, terrazza.
Genova di Soziglia.
Cunicolo. Pollame. Triglia.
Genova d'aglio e di rose,
di Pré, di Fontane Marose.
Genova di Caricamento.
Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell'Acquasola,
dolcissima, usignuola.
Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
salino, orto, spalletta.
Genova di Barile.
Cattolica. Acqua d'Aprile.
Genova comunista,
bocciofila, tempista.
Genova di Corso Oddone.
Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
follia, Paganini, Magnasco.
Genova che non mi lascia.
Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch'è tutto dire,
sospiro da non finire.
Genova profonda corda.
Sirena che non si scorda.
Genova d'ascensore,
paterna, stretta al cuore.
Genova mio pettorale.
Mio falsetto. Crinale.
Genova illuminata,
notturna, umida, alzata.
Genova di mio fratello.
Cattedrale. Bordello.
Genova di violino,
di topo, di casino.
Genova di mia sorella.
Sospiro. Maris Stella.
Genova portuale,
cinese, gutturale.
Genova di Sottoripa.
Emporio. Sesso. Stipa.
Genova di Porta Soprana,
d'angelo e di puttana.
Genova di coltello.
Di pesce. Di mantello.
Genova di lampione
a gas, costernazione.
Genova di Raibetta.
Di Gatta Mora. Infetta.
Genova della Strega,
strapiombo che i denti allega.
Genova che non si dice.
Di barche. Di vernice.
Genova balneare,
d'urti da non scordare.
Genova di "Paolo & Lele".
Di scogli. Furibondo. Vele.
Genova di Villa Quartara,
dove l'amore s'impara.
Genova di caserma.
Di latteria. Di sperma.
Genova mia di Sturla,
che ancora nel sangue mi urla.
Genova d'argento e stagno.
Di zanzara. Di scagno.
Genova di magro fieno,
canile, Marassi, Staglieno.
Genova di grige mura.
Distretto. La paura.
Genova dell'entroterra,
sassi rossi, la guerra.
Genova di cose trite.
La morte. La nefrite.
Genova bianca e a vela,
speranza, tenda, tela.
Genova che si riscatta.
Tettoia. Azzurro. Latta.
Genova sempre umana,
presente, partigiana.
Genova della mia Rina.
Valtrebbia. Aria fina.
Genova paese di foglie
fresche, dove ho preso moglie.
Genova sempre nuova.
Vita che si ritrova.
Genova lunga e lontana,
patria della mia Silvana.
Genova palpitante.
Mio cuore. Mio brillante.
Genova mio domicilio,
dove m'è nato Attilio.
Genova dell'Acquaverde.
Mio padre che vi si perde.
Genova di singhiozzi,
mia madre, Via Bernardo Strozzi.
Genova di lamenti.
Enea. Bombardamenti.
Genova disperata,
invano da me implorata.
Genova della Spezia.
Infanzia che si screzia.
Genova di Livorno,
Partenza senza ritorno.
Genova di tutta la vita.
Mia litania infinita.
Genova di stocafisso
e di garofano, fisso
bersaglio dove inclina
la rondine: la rima.
Giorgio Caproni
domenica 17 marzo 2019
Ridatemi il "MUGUGNO"
Nell'atrio del Palazzo Ducale di Genova, è collocata una cassetta postale murata, denominata:
"Calice." In un lontano passato, aveva la funzione di raccogliere i mugugni (lamentele-brontolii) e le segnalazione dei genovesi. Da un'eternità non è più attiva, anzi è stata coperta da una lastra trasparente di plexiglas, che permette solo di osservarla.
Per i liguri, il mugugno è un fatto caratteriale, come l'amore per il basilico regale, per la focaccia appena sfornata, per la farinata croccante e l'odore del mare.
Mi piacerebbe che il Calice tornasse in funzione immediatamente.
Il sindaco, il governatore e ogni politico, potrebbero trarne edificanti suggerimenti per risolvere i numerosi problemi, che quotidianamente i cittadini devono affrontare. Il tragico crollo del ponte Morandi, oltre aver causato la morte di 43 persone innocenti, ha diviso la città in due, creando enormi disagi. La burocrazia con le tante parole dette, alle quali non sono seguiti i fatti, sta facendo morire piano, piano la "Superba". Abbiamo bisogno solo di un ponte ha scritto Simone Pagano al ministro Toninelli .Sono trascorsi sette mesi dalla tragedia, e quello che resta del ponte è ancora lì.
sabato 9 marzo 2019
Piccoli "GIUSTI" della Mameli
Il 21/01/2019, mi sono recata alla scuola Mameli per ricordare e testimoniare il giorno della memoria.
A questo incontro, hanno partecipato parecchi alunni e il silenzio con cui hanno visionato il documentario, riguardante Anna Franck e ascoltato le miei parole, era totale.
A questo incontro, hanno partecipato parecchi alunni e il silenzio con cui hanno visionato il documentario, riguardante Anna Franck e ascoltato le miei parole, era totale.
La settimana scorsa, la maestra della quinta B, mi ha telefonato, per fissare un incontro perché doveva consegnarmi un dono. Ci siamo viste l'indomani e quando le mie mani hanno accolto l'elaborato, che i suoi alunni avevano preparato per me, mi sono commossa.
All'interno di questo inestimabile regalo, ci sono vergati i pensieri di ventidue ragazzi, che hanno percepito profondamente la mia testimonianza.
Grazie ragazzi e non bambini perché con le vostre considerazioni avete dimostrato una maturità superiore a certi adulti.
Gaia- Alice-Mattia-Lorenzo
Simone-Sebastiano
Calvin-Davide-Riccardo-Simon
Christian-Federica-Francesca
Martina-Alessia
Pasquale- Sofia-Stefania-Noah
Francesca Rachele-Elisa-Giulio
giovedì 28 febbraio 2019
IL MIO URLO
Genova detta la "Superba", è conosciuta per il suo porto. per l'immenso centro storico, per le chiese antiche che custodiscono famosi capolavori e per le piazze circondate da palazzi storici e austeri. Questa foto magica, è stata scattata da mia figlia, all'alba di qualche giorno fa. Ha lo stesso cielo rosso sangue che si può notare nel famoso quadro del pittore norvegese Edvard Munch. Io sono l'essere umano, tormentato dall'angoscia, che grida tutto il suo dolore per una città così duramente ferita. L'attuale burocrazia che impedisce con ogni mezzo di risolvere i problemi in breve tempo, nel dipinto è rappresentata da due suoi amici che nonostante il possente urlo, continuano la loro passeggiata incuranti di quello che sta accadendo.
martedì 19 febbraio 2019
NOSTALGIA DEL TEMPO PERDUTO
Ho la consapevolezza d'invecchiare: salire sull'autobus. scendere per la creuza di Granarolo, recarmi a fare la spesa e muovermi con scioltezza, sta diventando sempre più difficile. Piano, piano sto diventando una triste copia dei tempi migliori. Quest'anno, se tutto andrà bene, festeggerò 67 anni. Ultimamente ripenso sempre più spesso a quando correvo e scattavo sui campi di atletica: Monte Grappa, Carlini e in varie regioni italiane.
Facevo parte dell'Associazione Amatori Atletica e la mia specialità era il mezzofondo. Ho indossato con orgoglio la mitica maglia amaranto, con il particolare logo triangolare (A.A.A.)
Questa foto ritrae "il vivace gruppo femminile", allenato da Alberto Tartarini,che per me è stato anche un maestro di vita. Avevo 15 anni, conducevo una vita rigorosa, mi allenavo tutti i giorni con impegno e in qualsiasi condizione atmosferica, per ottenere buoni risultati nelle gare. Il profumo inconfondibile della terra rossa dei campi, era per me, odore di casa perché l'atletica era la mia vita. Mio marito mi ha sempre detto che uno dei motivi per cui si è innamorato di me, è stata l'energia che sprigionava il mio viso, bianco e rosso come una mela, al ritorno dagli allenamenti.
Le altre foto sono state scattate nel 1967 a Spoleto, città in cui sono stata selezionata insieme ad altre atlete per un ritiro nazionale.
E' stato un soggiorno indimenticabile. Ci allenavamo duramente ma avevamo anche del tempo libero. Era estate e il festival dei due mondi impazzava con i primi teatri tenda.
Siamo state ospitate in un istituto specializzato per bambini audiolesi e il destino ha voluto che il mio lavoro per quarant'anni sia stato proprio in un centro acustico.
Gli anni un cui ho praticato l'atletica sono stati importanti per molti motivi. L'amicizia, lo spirito di squadra, il sacrificio, le rinunce, il lottare sempre per non arrendersi mai, mi hanno aiutato a diventare una donna che sa affrontare la vita, anche nei momenti più difficili.
Sicuramente la nostalgia per quei tempi è grande ma bisogna saper tirare i remi in barca e vivere la vecchiaia con i suoi acciacchi in modo sereno.
mercoledì 13 febbraio 2019
STORIE DI VITE CUSTODITE NELL' ARCHIVIO STORICO AMT
Qualche pomeriggio fa ,ero intenta ad archiviare alcuni documenti, riguardanti i miei cari, che purtroppo non sono più vicino a me. In una vecchia busta, ingiallita e grinzosa, ho trovato alcune foto che ritraggono: mio padre, mia zia e mio suocero. Cosa accomuna queste persone? Ho riflettuto un attimo e poi mi sono ricordata che tutti e tre, avevano lavorato nella vecchia UITE, oggi AMT-GENOVA, con mansioni diverse.
Mio padre, classe 1929, autista,bigliettaio ed infine usciere.
Mia suocero, classe 1922, con un tram particolare di colore grigio, controllava i binari e dopo la loro dismissione, è stato trasferito come operaio alla rimessa di Cornigliano.
Mia zia classe 1920, come bigliettaia.
Il mio sguardo si è posato sulla foto di Marietta, questo era il suo nomignolo nel lessico familiare e una grande nostalgia si è impadronita di me.
E' una foto tessera, molto nitida, in bianco e nero che il tempo ha trasformato in color seppia. Lei non si è mai ritenuta piacente, io la trovo....bella!. Aveva circa 23 anni e indossava molto probabilmente la divisa aziendale. Sotto la giacca, spunta una camicetta con un fiocchetto e sul cappellino tipo bustina, c'è cucita la sua matricola: n° 4376, sormontata dal simbolo argentato UITE. Il suo viso acqua e sapone, è incorniciato da ricciolini, non sorride e il suo sguardo è languido.
Questa foto mi ha incuriosito e ho deciso di rivolgermi ad AMT per chiedere il permesso di consultare il suo archivio storico. Ho fatto una richiesta, che è stata accolta e fissato un appuntamento. Ad accogliermi, con gentilezza, professionalità ed entusiasmo è stato il Signor Andrea Subbrero, responsabile dell'archivio. Su di una scrivania mi ha fatto trovare le cartelle riguardanti i miei cari e mentre le consultavo mi sono commossa.
Ma torniamo a mia zia.
Marietta fu assunta dalla UITE il 25/04/1943, per sostituire gli uomini richiamati al fronte durante la seconda guerra mondiale. Abbiamo vissuto tanti anni insieme e i racconti di quel periodo della sua vita, erano intensi e vividi. Trapelava la sua ansia, quando mi raccontava l'atto di staccare l'asta, lasciare il tram e raggiungere di corsa, il rifugio più vicino per evitare le bombe. Erano tempi terribili, mancava tutto e lei per un bisogno economico, ha messo da parte la paura e con coraggio non ha esitato a svolgere il suo lavoro, nonostante la pericolosità. Insieme a mia zia, l'azienda assunse una quarantina di donne, dal 1943 al 1946 ma al termine della guerra, furono tutte licenziate. Questo comportamento da parte dell'azienda non l'ho trovato etico, anche perché queste lavoratrici, spesso vedove, orfane o ragazze madri, dovevano essere gratificate e non licenziate.
In un'altra foto la zia è con una collega, forse tornavano a casa, terminato il turno di lavoro. Sono in Via xx Settembre, presso il Ponte Monumentale e in mano e sottobraccio hanno le borse che contenevano i biglietti da vendere sul tram. Questa bella foto ha immortalato un frammento di vita di tanti anni or sono, di persone che cercavano di vivere la loro quotidianità, nonostante la guerra.
Mentre consultavo i documenti di mia zia, allegato alla sua domanda di assunzione c'è un foglio che mi ha scioccata e porterò con me per farlo visionare ai ragazzi, il prossimo anno, quando mi recherò nelle scuole il 27 gennaio, giorno della memoria.
Il documento è datato 24/04/1943. Si chiedeva di barrare alcune caselle in caso di appartenenza da parte di madre o di padre alla religione ebraica. Pazzesco, lo sapevo che dopo le leggi razziali del 1938, gli ebrei non potevano svolgere la maggioranza delle professioni, ma tenere in mano quel documento originale, mi ha sconvolto. Nella sua domanda di assunzione c'è anche il nome della sua bimba, Appiano Graziella e vicino in rosso appare una data tremenda, quella della sua morte a soli due anni e mezzo. Marietta, aveva finalmente trovato un lavoro, che le avrebbe consentito di allevare dignitosamente la sua bimba ma il destino non glielo ha permesso. La zia si è portata quel dolore immenso fino alla sua morte.
Consultare l'archivio AMT è stato molto interessante ma anche motivo di commozione.
I documenti cartacei che ho visionato, hanno un gran fascino, specialmente come questi che sono molto vecchi, ingialliti, patinati dalla polvere, fragili e consunti ma solo attraverso di loro ho potuto scoprire la verità del tempo che li riguardano.
Mio padre, classe 1929, autista,bigliettaio ed infine usciere.
Mia suocero, classe 1922, con un tram particolare di colore grigio, controllava i binari e dopo la loro dismissione, è stato trasferito come operaio alla rimessa di Cornigliano.
Mia zia classe 1920, come bigliettaia.
Il mio sguardo si è posato sulla foto di Marietta, questo era il suo nomignolo nel lessico familiare e una grande nostalgia si è impadronita di me.
E' una foto tessera, molto nitida, in bianco e nero che il tempo ha trasformato in color seppia. Lei non si è mai ritenuta piacente, io la trovo....bella!. Aveva circa 23 anni e indossava molto probabilmente la divisa aziendale. Sotto la giacca, spunta una camicetta con un fiocchetto e sul cappellino tipo bustina, c'è cucita la sua matricola: n° 4376, sormontata dal simbolo argentato UITE. Il suo viso acqua e sapone, è incorniciato da ricciolini, non sorride e il suo sguardo è languido.
Questa foto mi ha incuriosito e ho deciso di rivolgermi ad AMT per chiedere il permesso di consultare il suo archivio storico. Ho fatto una richiesta, che è stata accolta e fissato un appuntamento. Ad accogliermi, con gentilezza, professionalità ed entusiasmo è stato il Signor Andrea Subbrero, responsabile dell'archivio. Su di una scrivania mi ha fatto trovare le cartelle riguardanti i miei cari e mentre le consultavo mi sono commossa.
Ma torniamo a mia zia.
Marietta fu assunta dalla UITE il 25/04/1943, per sostituire gli uomini richiamati al fronte durante la seconda guerra mondiale. Abbiamo vissuto tanti anni insieme e i racconti di quel periodo della sua vita, erano intensi e vividi. Trapelava la sua ansia, quando mi raccontava l'atto di staccare l'asta, lasciare il tram e raggiungere di corsa, il rifugio più vicino per evitare le bombe. Erano tempi terribili, mancava tutto e lei per un bisogno economico, ha messo da parte la paura e con coraggio non ha esitato a svolgere il suo lavoro, nonostante la pericolosità. Insieme a mia zia, l'azienda assunse una quarantina di donne, dal 1943 al 1946 ma al termine della guerra, furono tutte licenziate. Questo comportamento da parte dell'azienda non l'ho trovato etico, anche perché queste lavoratrici, spesso vedove, orfane o ragazze madri, dovevano essere gratificate e non licenziate.
In un'altra foto la zia è con una collega, forse tornavano a casa, terminato il turno di lavoro. Sono in Via xx Settembre, presso il Ponte Monumentale e in mano e sottobraccio hanno le borse che contenevano i biglietti da vendere sul tram. Questa bella foto ha immortalato un frammento di vita di tanti anni or sono, di persone che cercavano di vivere la loro quotidianità, nonostante la guerra.
Mentre consultavo i documenti di mia zia, allegato alla sua domanda di assunzione c'è un foglio che mi ha scioccata e porterò con me per farlo visionare ai ragazzi, il prossimo anno, quando mi recherò nelle scuole il 27 gennaio, giorno della memoria.
Il documento è datato 24/04/1943. Si chiedeva di barrare alcune caselle in caso di appartenenza da parte di madre o di padre alla religione ebraica. Pazzesco, lo sapevo che dopo le leggi razziali del 1938, gli ebrei non potevano svolgere la maggioranza delle professioni, ma tenere in mano quel documento originale, mi ha sconvolto. Nella sua domanda di assunzione c'è anche il nome della sua bimba, Appiano Graziella e vicino in rosso appare una data tremenda, quella della sua morte a soli due anni e mezzo. Marietta, aveva finalmente trovato un lavoro, che le avrebbe consentito di allevare dignitosamente la sua bimba ma il destino non glielo ha permesso. La zia si è portata quel dolore immenso fino alla sua morte.
Consultare l'archivio AMT è stato molto interessante ma anche motivo di commozione.
I documenti cartacei che ho visionato, hanno un gran fascino, specialmente come questi che sono molto vecchi, ingialliti, patinati dalla polvere, fragili e consunti ma solo attraverso di loro ho potuto scoprire la verità del tempo che li riguardano.
giovedì 7 febbraio 2019
Il muro usato come lavagna 2
venerdì 1 febbraio 2019
Scuola Garibaldi
Questo disegno mi è stato donato dagli alunni della scuola Garibaldi, nella quale mi sono recata per
ricordare il 27/01/1945, giorno in cui l'Armata Rossa ha liberato il campo di sterminio di Auschwitz.
Parlare ai ragazzi è stato molto emozionante ma ciò che mi ha commosso è stato l'interesse e il silenzio con cui hanno seguito il mio racconto.
lunedì 28 gennaio 2019
Giornata della Memoria
Questo è il più bel regalo che abbia mai ricevuto!
Un disegno con dedica eseguito dai ragazzi di una quinta e donatomi dalla loro maestra.
E' stato molto commovente l'incontro con gli alunni della scuola Chiabrera di Genova , nella quale mi sono recata per ricordare il 27 Gennaio 1945.
Aveva ragione Anna Frank ad asserire che nonostante tutto si deve continuare a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere.
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