Simon Wiesenthal
In questi giorni ho letto una notizia a dir poco sconcertante.
Il fatto è accaduto in America e precisamente a Mesa, in Arizona.
Il signor Nathan Gasch, si reca a dare il benvenuto nel complesso residenziale per anziani al sig. Martin Hartmann.
Rendere
visita ai nuovi arrivati è un obbligo di buon vicinato, ma quando lo
sguardo di Nathan si posa su di una foto, esposta in sala che ritrae
Martin in divisa da SS, ha sentito il numero tatuato sul suo braccio,
bruciare come 60 anni fa.
L’ebreo
polacco, sopravvissuto ad Auschwitz, rimane impietrito di fronte
all’immagine di un suo ex carceriere, libero e vegeto, nonostante il
mandato di cattura per crimini di guerra emesso dalla Germania. Il
nazista nel 1955, chiese di entrare in America e nel 1961 quando ottenne
la cittadinanza, dichiarò di non aver nulla da fare con il regime
nazista.
Gasch
esce dalla casa del vicino e si reca all’OASI, l’ufficio per le
indagini speciali, creato nel 1979 per perseguire i criminali di guerra.
Il
fatto più sconcertante è accaduto la settimana scorsa, quando le
autorità americane hanno espulso Hartmann. L’uomo, con molta
indifferenza ha dichiarato di essersi arruolato nelle SS come volontario
e di non aver mai chiesto di essere sollevato dal suo incarico.
Questo
“uomo” che ha raggiunto l’età di 88 anni e non prova nessun rimorso o
pentimento per il suo comportamento, avvalora il pensiero di Simon
Wiesenthal che asseriva che la colpa deve essere condannata sempre,
altrimenti si legittima.
Chi
pensa che un terzo Reich non sia più ripetibile, si sbaglia. L’odio può
essere inculcato ovunque e l’idealismo può dappertutto trasformarsi in
sadismo. L’odio unito al sadismo ed aiutato dalla tecnologia moderna,
potrebbe scatenare l’inferno.
Per
questo motivo ognuno di noi deve fare memoria e diventare un sismografo
per fiutare il pericolo, riconoscerne e rilevarne i contorni.
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