In una grigia mattina del 1913, John Reed, un
giovane giornalista, si recò a Paterson, per scrivere un pezzo dedicato
allo sciopero delle fabbriche in cui si lavorava la seta.
Gli
operai erano quasi tutti italiani: donne, uomini e bambini, esausti da
mesi di scioperi, per migliorare le loro miserevoli condizioni di vita.
Il
cronista (d’origine benestante), si trovava sulla veranda di una casa
operaia, all’improvviso sotto i suoi occhi, la polizia manganellò a
sangue gli scioperanti e poi li arrestò.
Le
forze dell’ordine esortarono Reed a “circolare” ma il giovane non ne
volle sapere, così i poliziotti con fare minaccioso, brandirono il
manganello e lo arrestarono.
Trascorse
quattro giorni in guardina, durante i quali si rese conto come gli
operai, nonostante fossero maltrattati dall’arroganza del potere, erano
sorretti da un grande entusiasmo.
Al processo, fu condannato a venti giorni di reclusione, che trascorse insieme agli scioperanti.
Reed
pose a un militante numerose domande, e l’operaio rivolgendosi ai
compagni disse: “Ragazzi, quest’uomo ha affermato che vuol capire, vuol
conoscere i fatti. Raccontategli tutto….”
Fu
così che John prese coscienza della realtà dei fatti e da allora
s’impegnò sempre in prima persona per far trionfare la verità.
Partecipò
a guerre e rivoluzioni, a Paterson, a New York, sui fronti europei, in
Messico al fianco di Villa e Zapata. In Russia con Lenin e Trotzty.
Scrisse pagine memorabili, cariche di passione e di rigore.
Nessun vero comunista non può e non deve dimenticare gli avvenimenti narrati da Reed nel libro: i dieci giorni che sconvolsero il mondo.
Le
enormi menzogne e l’ignobile lavorio del revisionismo storico
perpetuato attualmente, non deve assolutamente falsificare la verità
sulla rivoluzione d’ottobre. I giovani devono capire che i fatti che accaddero dopo la morte di Lenin, non furono comunismo.
Una
cosa è certa, in quei giorni nacquero tutti gli ideali di giustizia e
libertà, uniche armi a disposizione per contrastare le classi dominanti.
Leggendo le cronache di Reed ho capito che quelle
idee terrorizzano tutti i parassiti del mondo; per questo continuo ad
abbeverarmi a quelle sorgenti, fresche e cristalline, che un giorno
scardineranno il capitalismo e i suoi "kaimani.”
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