giovedì 15 novembre 2007

John Reed

In una grigia mattina del 1913, John Reed,  un giovane giornalista, si recò a Paterson, per scrivere un pezzo dedicato allo sciopero delle fabbriche in cui si lavorava la seta.
Gli operai erano quasi tutti italiani: donne, uomini e bambini, esausti da mesi di scioperi, per migliorare le loro miserevoli condizioni di vita.
Il cronista (d’origine benestante), si trovava sulla veranda di una casa operaia, all’improvviso sotto i suoi occhi, la polizia manganellò a sangue gli scioperanti e poi li arrestò.
Le forze dell’ordine esortarono Reed a “circolare” ma il giovane non ne volle sapere, così i poliziotti con fare minaccioso, brandirono il manganello e lo arrestarono.
Trascorse quattro giorni in guardina, durante i quali si rese conto come gli operai, nonostante fossero maltrattati dall’arroganza del potere, erano sorretti da un grande entusiasmo.
Al processo, fu condannato a venti giorni di reclusione, che trascorse insieme agli scioperanti.
Reed pose a un militante numerose domande, e l’operaio rivolgendosi ai compagni disse: “Ragazzi, quest’uomo ha affermato che vuol capire, vuol conoscere i fatti. Raccontategli tutto….”
Fu così che John prese coscienza della realtà dei fatti e da allora s’impegnò sempre in prima persona per far trionfare la verità.
Partecipò a guerre e rivoluzioni, a Paterson, a New York, sui fronti europei, in Messico al fianco di Villa e Zapata. In Russia con Lenin e Trotzty. Scrisse pagine memorabili, cariche di passione e di rigore.
Nessun vero comunista non può e non deve dimenticare gli avvenimenti narrati da Reed  nel libro: i dieci giorni che sconvolsero il mondo.
Le enormi menzogne e l’ignobile lavorio del revisionismo storico perpetuato attualmente, non deve assolutamente falsificare la verità sulla rivoluzione  d’ottobre. I giovani devono capire  che i fatti che accaddero dopo la morte di Lenin, non furono comunismo.
Una cosa è certa, in quei giorni nacquero tutti gli ideali di giustizia e libertà, uniche armi a disposizione per contrastare le classi dominanti.             
Leggendo le cronache di Reed ho capito che  quelle idee terrorizzano tutti i parassiti del mondo; per questo continuo ad abbeverarmi a quelle sorgenti, fresche e cristalline, che un giorno scardineranno il capitalismo e i suoi "kaimani.”

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