domenica 28 ottobre 2007

Sfiorare un sogno

(Martha Kolodziej, pittrice naif)
Tanti anni or sono, fui assunta dalle Poste Italiane con l’incarico di postina trimestrale.Durante i mesi che svolsi questo lavoro, amato sin dall’infanzia, ho vissuto delle esperienze umane indimenticabili.Ricordo con tenerezza gli innamorati, che mi aspettavano con ansia all’inizio del mio giro, per ricevere al più presto le lettere dei loro amati.Rivedo i vecchietti con problemi di mobilità che mi donavano un “cadeau”, felici di ricevere la pensione e con i quali scambiavo qualche parola per stemperare la loro solitudine. Vividi sono i visi dei furbetti, che affermavano di non essere gli interessanti quando adocchiavano le buste verdi delle multe. Non scorderò mai la gentilezza di due coniugi indiani, custodi di una villa, che per riscaldarmi in una mattina gelida di febbraio, mi offrirono una speziata tazza di the caldo. Percepisco ancora il calore dell’accoglienza che ricevetti da una famiglia rom alla quale consegnai un’assicurata e sento il cigolio della ruota nella quale deponevo la posta per le suore di clausura.Ero felice,svolgevo il mio lavoro con passione e rispetto perché ero cosciente della sacralità della posta.Purtroppo giunse il giorno in cui scadde il contratto e alla tristezza si aggiunse l’avvilimento, per aver imparato tante procedure, che non avrei mai più messo in pratica.Mi convocò il capo servizio e mentre gli consegnai i sacchi di iuta e gli elastici con i quali raccoglievo la posta, mi guardò e affermò che era dispiaciuto di perdere una postina che aveva lavorato con tanto entusiasmo. Proseguì promettendomi che avrebbe redatto una pagellina con ottimi giudizi, con la speranza di potermi rivedere.Nel mio cuore avevo la certezza che  era stato vano,lavorare con passione, precisione ed entusiasmo perché nella nostra società  è più utile “un calcio nel sedere” o un santo in paradiso.
P.S. Dimenticavo per ottenere la ricongiunzione dei contributi maturati ho dovuto attendere sette anni.

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