La bambina e l’uccellino incantato.
Sabato scorso ho ascoltato su Radio tre un’intervista allo scrittore Rubem Alves.
Durante
questa piacevole chiacchierata, ha raccontato una favola scritta per
sua figlia Rachele, la quale, tutte le volte che lui parte si rattrista e
lo prega di non lasciarla sola.
La
bimba ha soli quattro anni, così tramite questa storia ha cercato di
farle capire un concetto che per lei sarebbe stato difficile da
comprendere.
Tra
una bambina e un uccellino incantato, che possedeva penne variopinte
dai colori dei luoghi che visitava, era nata una splendida amicizia.
Purtroppo l’uccellino ogni tanto doveva partire per nuovi lidi. La
piccola lo pregava di non lasciarla sola, ma lui doveva farlo, poiché,
la sua bellezza dipendeva dai viaggi che lui intraprendeva e dalla
nostalgia che lei provava durante la sua assenza. La bimba decise che
quando sarebbe tornato lo avrebbe chiuso in una gabbia. Dopo qualche
tempo l’amico tornò e mentre dormiva la piccola lo catturò.
All’improvviso fu svegliata da un urlo terribile di disperazione. Il
prigioniero le fece notare di aver commesso un gravissimo errore. Chiuso
in gabbia si sarebbe rattristato, le sue piume avrebbero perso i colori
e lei avrebbe smesso di amarlo. La bimba capì di essersi comportata da
stupida, così, aprì la porta della gabbia e lo lasciò libero. Mentre
esso si allontanava, l' avvertì che questa volta la sua assenza si
sarebbe protratta più a lungo per riacquistare i colori e la rassicurò
che sarebbe tornato, bello e interessante come prima.
La piccina
da quel giorno cominciò a vivere il suo mondo incantato nell’attesa.
Indossava vestiti sgargianti, deponeva fiori colorati nei vasi. Aveva
compreso che anche la nostalgia era necessaria per rendere più forte la
loro amicizia.
Morale:
quando si ama veramente una persona è indispensabile non tarparle le
ali. Questa poesia è densa di significati. Gli psicologi asseriscono che
può essere d’aiuto anche all’interno delle coppie che spesso scoppiano
proprio per mancanza di libertà. Qualche teologo leggendo la favola ne
ha visto una metafora di Dio chiuso nelle chiese.
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