In gioventù, lessi il libro scritto da Carlo Levi e pubblicato da Enaudi nel 1945: "Cristo si è fermato ad Eboli". Sono trascorsi 54 anni e in questo periodo storico molto particolare, ho sentito il desiderio di rileggerlo. Levi fu confinato in un paese sperduto della Lucania, perchè antifascista e nelle pagine di questo libro, racconta magistralmente la vita amara e arretrata dei contadini. Sono uomini privati di tutto, che non si sentono tali ma si considerano solo animali da soma. Il libro è attualissimo perchè anche ai giorni nostri, l'esistenza di alcuni lavoratori è rimasta tale.
Nella mia vita mi è capitato spesso di rileggere dei libri ma il record appartiene a tre di essi.
"Lettere a un bambino mai nato", scritto dall'indimenticabile Oriana Fallaci. La prima volta lo lessi in età adolescenziale, la seconda in attesa di mia figlia Francesca e la terza quando divenni madre. Il secondo è un testo di Jeane Giono intitolato: "Lettera ai contadini sulla povertà e la pace" e il terzo sempre dello stesso autore: "L'uomo che piantava gli alberi", testo che dovrebbe essere inserito nei programmi scolastici.
Ogni volta che rileggo un libro, riaffiorano le emozioni precedenti, che sommate alle nuove e alla mia crescita, mi fanno provare delle sensazioni inaspettate.
Il mio pensiero ora vola al poeta Franco Armino, che ha scritto questa splendida poesia.
La salvezza dell'uomo a mio modesto parere si può attuare solo attraverso il lavoro manuale, riconoscendone il valore.
Sobrietà, lentezza, serenità e convivialità, dove sono finite?
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