Sono passati alcuni mesi
dal giorno che mia figlia mi ha regalato questa finestra da cui mi
affaccio sempre con gioia ed interesse. Con molti di voi ho instaurato
una bella amicizia, per cui desidero raccontarvi qualcosa di personale
per conoscermi meglio. Oggi vi
prendo per mano e vi conduco nel mio mondo lavorativo. Sicuramente la
parola audioprotesista vi suonerà strana, ma è questo il lavoro che
svolgo da molti anni. Le persone che si rivolgono a me, hanno problemi
di ascolto. La sordità è un ostacolo difficile da superare in qualsiasi
modalità ed entità essa si manifesti. In particolare può impedire lo
sviluppo dei rapporti interpersonali, in quanto rende difficile la
comprensione del linguaggio e in molti casi costituisce una barriera che
isola le persone. Se l'ipoacusia insorge in età pre-verbale, il bambino
non ancora padrone della lingua e non in possesso dei requisiti per
apprenderla, corre il rischio di diventare anche muto. Nel momento in
cui, le persone (di tutte l'età) giungono alla conclusione di aver delle
deficienze dell'apparato uditivo e si rivolge nel centro dove lavoro,la
prima cosa che faccio è quella di rassicurarle. Ascolto le loro
problematiche, raccolgo i dati anamnestici e controllo con l'otoscopio
elettronico lo stato del condotto uditivo. Per concludere li sottopongo
ad un esame audiometrico, attraverso il quale ho la possibilità di
capire il grado della sordità e decidere il tipo di apparecchio acustico
più adatto al caso. Bisogna usare tatto e discrezione per raggiungere
risultati ottimali. Naturalmente prima che le persone possono indossare i
loro apparecchi con disinvoltura, ci vuole un periodo di adattamento
abbastanza lungo. Il momento più gratificante (per me) è quando si
presentano ai controlli, perchè mi rendo conto che gli apparecchi
acustici hanno praticato una magia! I loro visi non sono più tesi, lo
sguardo è vivo e gli occhi non sono sgranati, sono calmi, ma soprattutto
il sorriso è riapparso sulle loro labbra. Mi raccontano le gioie
ritrovate: risentire le voci amate, riscoprire i soavi suoni della
natura, assaporare la bellissima sensazione del soffio del loro respiro e
finalmente la possibilità di capire gli altri e poter rispondere a
tono. Per tutti questi motivi la sera quando ritorno a casa, sono
soddisfatta perchè nel mio piccolo contribuisco a rendere felici tante
persone. Probabilmente dovranno passare ancora molti anni prima che la
gente cominci a considerare l'apparecchio acustico altrettanto "normale"
di un paio di occhiali o di lenti a contatto, ma prima o poi spero che
ci si arriverà.
Spesso penso che se il mio amato Beethoven avesse potuto usufruire di questi ausili sicuramente non si sarebbe fermato alla nona sinfonia!
Spesso penso che se il mio amato Beethoven avesse potuto usufruire di questi ausili sicuramente non si sarebbe fermato alla nona sinfonia!
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