mercoledì 20 marzo 2024

Il tormento della pubblicità.


    Il Chinotto é la bevanda della mia infanzia, quando qui in Italia non esisteva: la Coca Cola

 

 La Rai e le varie emittenti televisive, preferiscono pagare le multe, piuttosto che limitare la pubblicità. "I consigli per gli acquisti" sono diventati invasivi e occupano la metà dei palinsesti. Dieci anni fa, erano il 16% dei tempi di trasmissione, oggi sfiorano il 50%, in base alle fasce orarie. Gli spazi pubblicitari al contrario del vecchio"Carosello", sono diventati: assillanti, fastidiosi e spesso violenti.  Mi domando come gli specialisti del mercato, non si rendano conto di offendre una parte del pubblico, quando la voce fuori campo del siparietto esordisce: COSTA SOLO EURO... o i personaggi piangono al ritorno di una crociera. Oltre ad umiliare le persone, sto assistendo ad un vero bombardamento mediatico sui  minori, che rischiano di adottare stili di vita errati e scelte alimentari tossiche. Per evitare di essere bombardata dalla pubblicità, quando m'interessa un programma, lo visiono su Raiplay.

Putroppo non solo macchine, bibite, merci varie e alimentari sono diventati motivo di pubblicità ma anche i miei adorati libri.. In qualsiasi trasmissione c'è l'autore di turno, invitato a parlare di un argomento, che non perde l'occasione di mostrare il suo nuovo libretto.

Mi dispiace ma acquisto quello che ritengo più idoneo per me, senza imposizioni.

Pensierino della sera: ABOLIRE IL CANONE😊

22 commenti:

  1. si, però non è chinotto si nun c'è l'8

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  2. Già fatto da tempo! Praticamente dal 2021. E la mia mente vola leggera come una farfalla. Abbraccio forte forte forte ❤️❤️❤️

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  3. Siamo arrivati a un flusso pressoché continuo di pubblicità occasionalmente interrotto da trasmissioni televisive (spesso ahimè di livello non molto più elevato).

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  4. non ho TV e qualche film lo guardo in streaming - per radio tuttavia il fastidio c'è... ma la cosa forse preoccupante è come sono confezionati i messaggi pubblicitari, che usano parole tipo: DEVI - COMPRALO - CORRI - APPROFITTANE
    facci caso, sono diventati ordini, non consigli per gli acquisti

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  5. A volte la pubblicità è geniale e mi sembra superiore al ciarpame di certe fiction.

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  6. Il chinotto lo adoravo e lo adoro (ma non è più quello di un tempo.. ed esisteva la magnifica spuma alla spina.. ). La pubblicità uccide sì.. ma certi spot pochi purtroppo - sono spesso migliori delle trasmissioni che interrompono.. purtroppo anche i social stanno per essere invasi.. Wordpress te la impone per default.. vediamo quanto resisterà Blogspot, in fondo offrono un servizio completamente gratuito.. ;)

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  7. Quando partiva la pubblicità facevo zapping ora si sono sincronizzati tutti i canali e possono interrompere simultaneamente qualsiasi cosa quando scatta l'inizio pubblicità. Due @@
    Ciao cara Angela un abbraccio
    enrico

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  8. E' tutto un sistema studiato. Se fai zapping, spesso, trovi pubblicità in contemporanea anche sugli altri canali. Pubblicità sempre uniformemente petulante e disgustosa. Preferisco i film in streaming e... anche qualche vecchio DVD preso in prestito in mediateca. Un caro saluto a te.

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  9. E la tempestività dell' ora di pranzo/cena quando appaiono water, stitichezza, sporcizia varia etc. ?!

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  10. Il "canone" è la tassa sul possesso della TV che paghiamo in teoria per finanziare la RAI, anche se tutte le cose dello Stato alla fine pescano dalla "cassa comune" della fiscalità generale.

    Non ricordo esattamente quale anno ma negli anni Novanta abbiamo votato un referendum che voleva abolire la proprietà pubblica della RAI e quindi la "azienda" avrebbe dovuto essere "privatizzata".

    Capita però che i referendum sono solo abrogativi e quando una legge viene abrogata nulla vieta di farne un'altra più o meno uguale, vanificando cosi il referendum. In altre parole, il referendum è solo una specie di "raccomandazione" ma non obbliga il Parlamento a legiferare in un modo o nell'altro. In più, sappiamo che le leggi in materia di imposte e i trattati internazionali non sono soggetti a referendum.

    Oggi come oggi chiudono le edicole perché solo i vecchi leggono la carta stampata. Chiudono le edicole e anche la TV non ha un gran futuro. In generale tutta la "editoria" viene progressivamente soppiantata da vari usi di Internet. Non ci vuole tanto a capire che chiunque, con una dotazione di mezzi minima, può aprire un canale Youtube e cosi facendo, fare concorrenza ad uno "show" televisivo che costa infinitamente di più e inoltre è topologicamente limitato, cioè la TV copre solo un certo territorio mentre Youtube è accessibile anche dall'Antartide o dalla Stazione Spaziale Internazionale.

    La "pubblicità" alla vecchia maniera, cioè gli "spot" che interrompono la programmazione TV, è fastidiosa ma non è pervasiva e insinuante come la "pubblicità" che viene inclusa nei contenuti distribuiti via Internet. Nell'esempio di cui sopra, la persona che apre un canale Youtube può benissimo mostrare abiti, arredamento, monili, gadget tecnologici, qualsiasi cosa e i suoi video vengono associati da Yotube ad altri video che a loro volta contengono "pubblicità", oltre ovviamente le inserzioni vere e proprie. Se poi alla promozione di un oggetto aggiungiamo la propaganda politica e simile, ancora peggio.

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  11. I canali che non ci fanno pagare il canone sono purtroppo costretti a vivere di pubblicità, piuttosto dovrebbe essere la Rai a limitarsi, visto che si paga il canone. Il vecchio Carosello era un vero e proprio capolavoro d'arte. Hanno provato a ripeterlo, ma non ha funzionato. Personalmente cerco di evitare di guardare la pubblicità. Ne approfitto per bere un bicchier d'acqua, andare in bagno, sgranchirmi le gambe ecc...Ormai anche Internet non è indenne dalla pubblicità. I programmi in streaming la presentano all'inizio, e su Youtube si trova sia all'inizio che a metà. D'altra parte, ormai anche youtube è un mezzo utilizzato dagli influencer per fare soldi e sarebbe impensabile che non dovessero aver a che fare con la pubblicità. Se fosse per me, gli influencer sarebbero tutti al verde, perché non ne seguo nemmeno uno, ma, da quel che si sente, molti di loro hanno milioni di followers. Insomma, non c'è niente da fare. Non ce ne libereremo mai.

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    1. Epperò, attenzione.
      Purtroppo manca una informazione generale sulla natura di Internet.

      Cerco di riassumere: il tuo aggeggio richiede una pagina Web al server tramite un programma apposito detto "browser", cioè lo "sfogliatore delle pagine Web".
      Il server fornisce la pagina che viene scaricata dentro il tuo aggeggio.
      Il "browser" apre la pagina che si trova dentro il tuo aggeggio.

      Siccome la pagina è dentro il tuo aggeggio, la puoi modificare a piacimento, quindi il "browser" non deve per forza farti vedere le cose decise da chi pubblica la pagina, può farti vedere altre cose. Nel nostro caso può rimuovere la pubblicità.

      Quindi è relativamente facile rimuovere la pubblicità da Internet e anche da Youtube, ovviamente non quella che fa parte del contenuto del video, ad esempio una scritta sulla maglietta dello "influencer".

      Faccio alcuni esempi:
      - usare NextDNS come servizio DNS, include vari filtri tra cui la pubblicità. E' gratis, fino ad un tot connessioni, poi funziona sempre ma i filtri sono disattivati. Il DNS è il servizio che associa un nome di dominio come "www.patata.it" ad un indirizzo IP a cui risponde il tale server, come "76.112.98.3". Qualsiasi cosa collegata ad Internet ha un suo indirizzo IP.

      - usare Firefox come browser, abilitando la funzione "privacy - restrittiva". Di perse non blocca la pubblicità ma certe aziende che usano certi magheggi per "profilare" gli utenti, un po' di pubblicità se ne va comunque in questo modo.

      - usare una estensione di Firefox che si chiama "uBlock Origin". Basta la configurazione di base, se poi uno è interessato, consiglio di leggere con attenzione la documentazione sull'eventuale configurazione avanzata. Nella configurazione di base uBlock include alcune liste di "chiavi" che vanno a bloccare le pubblicità praticamente ovunque.

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    2. Come compito a casa, considerare le implicazioni del fatto che i contenuti Internet risiedono sui nostri aggeggi e non "su Internet" come pensa la gente male informata.
      Facciamo un altro esempio:
      La differenza tra un film alla TV e un film "in streaming".
      La TV manifesta il contenuto di una trasmissione radio nell'istante in cui la riceve. Se si vuole conservare il contenuto della trasmissione bisogna collegare un "video-registratore" e attivarlo un attimo PRIMA che cominci la trasmissione. Dato che la TV riceve il segnale radio e lo converte, c'è dentro tutto, inclusa la pubblicità.
      Vediamo lo "streaming".
      In realtà "streaming" è come sopra, la richiesta di un certo file al server, il server risponde e manda il file, diviso in "segmenti". Il "browser" o il "media player" che hanno richiesto il file salvano i "segmenti" dentro l'aggeggio e in un secondo tempo li visualizzano. Quello che viene visualizzato è stato PRIMA salvato dentro l'aggeggio, quindi è "registrato" come il "video-registratore". La conseguenza è che ovviamente si può andare avanti-indietro nel "video" perché non si fa altro che richiedere, scaricare e visualizzare dei "segmenti" di un certo file e che una volta scaricato tutto il file si "possiede" l'intero contenuto e si può copiare, modificare, ri-inviare ad altri.
      La "pubblicità" di uno "streaming" non ha senso perché non può fare parte del file che viene richiesto. Quello che succede è che il software che viene usato per richiedere, salvare e visualizzare, di sua iniziativa si ferma e richiede un altro file, quello della pubblicità, la scarica, la visualizza e poi ricomincia col video che stava elaborando prima. Per eliminare la pubblicità basta istruire il software a non fermarsi e a non richiedere la pubblicità. Come se non esistesse. Siccome è il tuo software e anche la pubblicità deve essere sul tuo aggeggio prima di essere visualizzata, sei tu che decidi. In teoria potresti anche mettere una pubblicità del tutto diversa al posto di quella "ufficiale" o un'altra cosa qualsiasi ad interrompere il video.

      Secondo me la parte più rilevante però è il fatto di "possedere" il contenuto e di poterlo copiare, modificare e ri-distribuire. Significa che se io vedo il film XYZ "in streaming" in realtà lo sto copiando e volendo lo posso ridistribuire all'universo mondo. Non c'è modo di evitarlo, è cosi che funziona Internet.

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    3. Si, esistono i "right management system", cerco di semplificare.
      In sostanza il trucco è di codificare il file del video "in streaming" in modo che per poterlo aprire serva la chiave per decodificarlo. Un po' come il famoso "decoder" della TV. In quel caso è il segnale radio ad essere codificato con una certa chiave. Il fatto però è che il file "streaming" una volta decodificato deve comunque essere salvato dentro l'aggeggio, quindi è ancora come attaccare un "video-registratore" al decoder della TV e quindi la codifica dello "streaming" è un problema solo la prima volta, la seconda volta hai il file decodificato che puoi copiare, modificare e ridistribuire.

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  12. Grazie per le articolate delucidazioni. Per ora ho provato la soluzione più facile, cioè abilitare le funzioni restrittive su Firefox. Il video musicale su Youtube è partito ugualmente con la pubblicità e il film in streaming ha chiesto di togliere le restrizioni prima di iniziare perché era tutto bloccato. Per le altre indicazioni dovrò studiarci su ancora un po'. In ogni caso, un minimo di pubblicità si può tollerare. In fondo è l'anima del commercio e non possiamo neutralizzarla completamente.

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    1. Eh vorrei che fosse cosi semplice.
      Ci sono due problemi con la "pubblicità" su Internet.

      Primo, non si tratta di "pubblicità" come i cartelloni che vedi passando in macchina, invece si tratta di raccogliere dati sulle tue abitudini, associarli ad un "identificativo univoco" cioè proprio a te e quindi rivendere questi dati agli inserzionisti.
      Questi inserzionisti possono volerti vendere dei viaggi se la profilazione mostra che tu vai spesso in vacanza all'estero, oppure possono volerti vendere una certa idea politica in funzione delle elezioni se la profilazione mostra che ti informi su certi temi invece di altri (o non ti informi).
      Insomma l'idea è che una volta che sei profilata possono chiuderti nella famosa "bolla" che ti segue e ti presenta solo certi contenuti per manipolare le tue idee e i tuoi comportamenti.
      L'identificativo univoco purtroppo è presente a cosi tanti livelli che non si può rimuovere, per esempio può essere comunicato dall'aggeggio che stai adoperando, può essere incluso nel software, sia nel sistema operativo che in ogni singolo programma e ovviamente è collegato alla tua connessione Internet, cioè il fornitore quando ti assegna un IP lo associa alla utenza telefonica quindi ad un nome, cognome e codice fiscale.

      Un altro problema della "pubblicità" via Internet è il seguente: mettiamo che "Maratoneta" volesse mettere una pubblicità in questo blog. Si rivolge ad una agenzia e l'agenzia le dice di includere un certo blocco di codice nella pagina in modo da visualizzare la pubblicità. Il codice però va ad eseguire un programmino che non è sotto il controllo di "Maratoneta" e nemmeno della agenzia, è fatto e gestito da terzi. Può capitare che se questi terzi sono malaccorti o ostili, il codice della pubblicità vada a compiere operazioni che penalizzano l'aggeggio che stai usando o addirittura cerchino di compiere qualche lavoretto di spionaggio tipo accedere ai tuoi file, alla rubrica dei tuoi contatti, alle tue password, ridirigere le connessioni, eccetera.
      Questo problema magari non capiterà con ADSense, il servizio pubblicitario di Google ma può capitare facilmente con la pubblicità del sito del Corriere, che è molto più eterogenea.

      Io la neutralizzo più che posso, quasi completamente.
      Per farla semplice, installando uBlock Origin nella configurazione base risolvi il problema al 96%. La configurazione avanzata richiede la comprensione di alcuni tecnicismi delle pagine Web quindi non la consiglio se non c'è l'intenzione di studiare la questione.

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    2. Se mi dici quale sito ti da dei problemi possiamo vedere di risolverli.

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    3. Ti ringrazio infinitamente, ma non vorrei abusare ulteriormente di questo spazio di MaratonetaGiò. Tutto sommato posso sopportare un po' di pubblicità. C'è qualche blog che ne ha un po' troppa, ma pazienza!

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    4. Katherine non c'è problema, dialoga pure con l'anonimo.

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    5. Voleva essere un messaggio di servizio pubblico.

      Quello che la gente non capisce è che la TV è un "servizio" di cui noi siamo utilizzatori passivi. Obbligati nel caso del canone RAI.

      Invece Internet siamo noi.
      Non è quello che vi vendono, cioè l'accesso ai "servizi" in modalità passiva, è la possibilità di applicare certi protocolli per collegare il mio aggeggio al tuo aggeggio e scambiarci informazioni direttamente, senza intermediari.
      Il concetto che ho scritto sopra, cioè quando io pubblico qualcosa su Internet questo diventa "di proprietà" di chiunque lo richieda, è fondamentale e in ultimo rivoluzionario. Internet è sinonimo di "condivisione".
      Non a caso è il concetto che viene occultato con tutte le forze in modo che la gente non lo sappia e non lo capisca.

      Poi certo, ai vermetti del corallo non serve Internet, gli basta una roccia a cui attaccare il guscio e poi stare li a succhiare l'acqua del mare.

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  13. Personalmente preferisco pagare il canone che lasciare spazio solo ai "privati" almeno posso usare rai play, che in effetti guardo abbastanza. Per la pubblicità tolgo l'audio, sai che vederla senza sentirla, rende benissimo l'assurdo che ci sta dietro? Si vede bene la pochezza, il ridicolo... È un po' come smontarla e svelare i suoi trucchetti.

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    1. Non ho capito in che modo il tuo "pagare il canone" eviterebbe di lasciare spazio solo ai privati.
      Funziona al contrario, perché la RAI si definisce "azienda" e quindi in teoria andrebbe ad occupare esattamente lo stesso spazio dei privati, facendo le stesse cose con gli stessi criteri aziendali. Perché altrimenti non potrebbe essere "azienda" e stare con le "aziende" ma sarebbe una ONLUS e starebbe con le altre ONLUS.
      I "conduttori", i "giornalisti", le parrucchiere, i tecnici video, eccetera, tutta quella gente viene pagata come viene pagata in qualsiasi azienda del settore, non sono mica volontari o militari di leva.
      E' uno dei paradossi conseguente l'idea folle che lo Stato debba o possa essere contemporaneamente "imprenditore" e quindi gestire una azienda "sul mercato" e nello stesso tempo assicurare la "finalità sociale".
      Il risultato è che l'azienda statale non serve a nulla se non a sistemare tutte le possibili clientele ed immaginabili e a spendere quanti più soldi possibile e anche impossibile.
      La RAI fa la stessa TV spazzatura dei "privati" e fa la stessa propaganda su commissione, con la differenza che fa tutto in perdita perché tanto paga Pantalone.
      Non paghiamo veramente col "canone", quella è una tassa proforma.
      Come tutte le cose statali, che sia il SSN o il sistema pensionistico, la RAI o quello che vuoi, è tutto finanziato con la fiscalità generale e col deficit.

      Se no fossimo tutti dei buffoni, la RAI avrebbe un solo canale e su quel canale farebbero solo telegiornali, rubriche di approfondimento e documentari.
      Invece ci toccano i "talk show", robe come "l'isola dei famosi", tutto il normale repertorio "popolare-trash".
      Inclusa la pubblicità.
      Che contraddice il finanziamento pubblico, chiaro esempio di concorrenza sleale, bilanciata solo dal fatto che la RAI, come detto, fa tutto in perdita.

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