In
questi giorni in America esce nelle sale cinematografiche il
documentario, vincitore di un oscar, intitolato: “The cove”. Il regista
Louie Psihoyos per svelare un terribile segreto, ha usato telecamere
nascoste tra le rocce di una baia, sulle coste di Taiji, città a sud di
Osaka.In questo luogo i giapponesi con delle reti trappole, catturano i
delfini e dopo una mattanza che colora il mare di rosso, gli animali
sono selezionati per l’alimentazione e quelli più maestosi sono relegati
in gabbie, destinati a popolare i delfinari e gli acquari di tutto il
mondo. Queste stupende creature marine, che amo e mi affascinano, sempre
più spesso si tolgono la vita, spiaccicandosi sui bordi delle piscine
ed ingoiando volontariamente pezzi di mattonelle, per liberarsi dalla
schiavitù umana. Il famoso “Flipper” protagonista di numerosi film, ha
fatto questa terribile fine. Mi associo all’appello del regista di
questo documentario che esorta i genitori a non portare i bambini nei
delfinari e negli acquari perché sono luoghi di tanta sofferenza.
L’amicizia
e la simpatia tra l’uomo e il delfino è celebrata fin dai tempi antichi
e se veramente li amiamo, dobbiamo lasciarli liberi di volteggiare nel
mare.
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