giovedì 28 febbraio 2019

IL MIO URLO


Genova detta la "Superba", è conosciuta per il suo porto. per l'immenso centro storico, per le chiese antiche che custodiscono famosi capolavori e per le piazze circondate da palazzi storici e austeri. Questa foto magica, è stata scattata da mia figlia, all'alba di qualche giorno fa. Ha lo stesso cielo rosso sangue che si può notare nel famoso quadro del pittore norvegese Edvard Munch. Io sono l'essere umano, tormentato dall'angoscia, che grida tutto il suo dolore per una città così duramente ferita. L'attuale burocrazia che impedisce con ogni mezzo di risolvere i problemi in breve tempo, nel  dipinto è rappresentata da due suoi amici che nonostante il possente urlo, continuano la loro passeggiata incuranti di quello che sta accadendo.   


martedì 19 febbraio 2019

NOSTALGIA DEL TEMPO PERDUTO

Ho la consapevolezza d'invecchiare: salire sull'autobus. scendere per la creuza di Granarolo, recarmi a fare la spesa e muovermi con scioltezza, sta diventando sempre più difficile. Piano, piano sto diventando una triste copia dei tempi migliori. Quest'anno, se tutto andrà bene, festeggerò 67 anni. Ultimamente ripenso sempre più spesso a quando correvo e scattavo sui campi di atletica: Monte Grappa, Carlini e in varie regioni italiane.

Facevo parte dell'Associazione Amatori Atletica e la mia specialità era il mezzofondo. Ho indossato  con orgoglio la mitica maglia amaranto, con il particolare logo triangolare (A.A.A.) 

Questa foto ritrae "il vivace gruppo femminile", allenato da Alberto Tartarini,che per me è stato anche un maestro di vita. Avevo 15 anni, conducevo una vita rigorosa, mi allenavo tutti i giorni con impegno e in qualsiasi condizione atmosferica, per ottenere buoni risultati nelle gare. Il profumo inconfondibile della terra rossa dei campi, era per me, odore di casa perché l'atletica era la mia vita. Mio marito mi ha sempre detto che uno dei motivi per cui si è innamorato di me, è stata l'energia che sprigionava il mio viso, bianco e rosso come una mela, al ritorno dagli allenamenti.
Le altre foto sono state scattate nel 1967 a Spoleto, città in cui sono stata selezionata insieme ad altre atlete per un ritiro nazionale.

E' stato un soggiorno indimenticabile. Ci allenavamo duramente ma avevamo anche del tempo libero. Era estate e il festival dei due mondi impazzava con i primi teatri tenda.
Siamo state ospitate in un istituto specializzato per bambini audiolesi e il destino ha voluto che il mio lavoro per quarant'anni sia stato proprio in un centro acustico.

Gli anni un cui ho praticato l'atletica sono stati importanti per molti motivi. L'amicizia, lo spirito di squadra, il sacrificio, le rinunce, il lottare sempre per non arrendersi mai, mi hanno aiutato a diventare una donna che sa affrontare la vita, anche nei momenti più difficili. 
Sicuramente la nostalgia per quei tempi è grande ma bisogna saper tirare i remi in barca e vivere la vecchiaia con i suoi acciacchi in modo sereno.

mercoledì 13 febbraio 2019

STORIE DI VITE CUSTODITE NELL' ARCHIVIO STORICO AMT

Qualche pomeriggio fa ,ero intenta ad archiviare alcuni documenti, riguardanti i miei cari, che purtroppo non sono più vicino a me. In una vecchia busta, ingiallita e grinzosa, ho trovato alcune foto che ritraggono: mio padre, mia zia e mio suocero. Cosa accomuna queste persone? Ho riflettuto un attimo e poi mi sono ricordata che tutti e tre, avevano lavorato nella vecchia UITE, oggi AMT-GENOVA, con mansioni diverse.
Mio padre, classe 1929, autista,bigliettaio ed infine usciere.
Mia suocero, classe 1922, con un tram particolare di colore grigio, controllava i binari e dopo la loro dismissione, è stato trasferito come operaio alla rimessa di Cornigliano.
Mia zia classe 1920, come bigliettaia.
Il  mio sguardo si è posato sulla foto di Marietta, questo era il suo nomignolo nel lessico familiare e una grande nostalgia si è impadronita di me.

E' una foto tessera, molto nitida, in bianco e nero che il tempo ha trasformato in color seppia. Lei non si è mai ritenuta piacente, io la trovo....bella!. Aveva circa 23 anni e indossava molto probabilmente la divisa aziendale. Sotto la giacca, spunta una camicetta con un fiocchetto e sul cappellino tipo bustina, c'è cucita la sua matricola: n° 4376, sormontata dal simbolo argentato UITE. Il suo viso acqua e sapone, è incorniciato da ricciolini, non sorride e il suo sguardo è languido.
Questa foto mi ha incuriosito e ho deciso di rivolgermi ad AMT per chiedere il permesso di consultare il suo archivio storico. Ho fatto una richiesta, che è stata accolta e fissato un appuntamento. Ad accogliermi, con gentilezza, professionalità ed entusiasmo è stato il Signor Andrea Subbrero, responsabile dell'archivio. Su di una scrivania mi ha fatto trovare le cartelle riguardanti i miei cari e mentre le consultavo mi sono commossa.
Ma torniamo a mia zia.
Marietta fu assunta dalla UITE il 25/04/1943, per sostituire gli uomini richiamati al fronte durante la seconda guerra mondiale. Abbiamo vissuto tanti anni insieme e i racconti di quel periodo della sua vita, erano intensi e vividi. Trapelava la sua ansia, quando mi raccontava l'atto di staccare l'asta, lasciare il tram e raggiungere di corsa, il rifugio più vicino per evitare le bombe. Erano tempi terribili, mancava tutto e lei per un bisogno economico, ha messo da parte la paura e con coraggio non ha esitato a svolgere il suo lavoro, nonostante la pericolosità. Insieme a mia zia, l'azienda assunse una quarantina di donne, dal 1943 al 1946 ma al termine della guerra, furono tutte licenziate. Questo comportamento da parte dell'azienda non l'ho trovato etico, anche perché queste lavoratrici, spesso  vedove, orfane o ragazze madri, dovevano essere gratificate e non licenziate.
In un'altra foto la zia è con una collega, forse tornavano a casa, terminato il turno di lavoro. Sono in Via xx Settembre, presso il Ponte Monumentale e in mano e sottobraccio hanno le borse che contenevano i biglietti da vendere sul tram. Questa bella foto ha immortalato un frammento di vita di tanti anni or sono, di persone che cercavano di vivere la loro quotidianità, nonostante la guerra.
Mentre consultavo i documenti di mia zia, allegato alla sua domanda di assunzione c'è un foglio che mi ha scioccata e porterò con me per farlo visionare ai ragazzi, il prossimo anno, quando mi recherò nelle scuole il 27 gennaio, giorno della memoria.





Il documento è datato 24/04/1943. Si chiedeva di barrare alcune caselle in caso di appartenenza da parte di madre o di padre alla religione ebraica. Pazzesco, lo sapevo che dopo le leggi razziali del 1938, gli ebrei non potevano svolgere la maggioranza delle professioni, ma tenere in mano quel documento originale, mi ha sconvolto. Nella sua domanda di assunzione c'è anche il nome della sua bimba, Appiano Graziella e vicino in rosso appare una data tremenda, quella della sua morte a soli due anni e mezzo. Marietta, aveva finalmente trovato un lavoro, che le avrebbe consentito di allevare dignitosamente la sua bimba ma il destino non glielo ha permesso. La zia si è portata quel dolore immenso fino alla sua morte.
Consultare l'archivio AMT è stato molto interessante ma anche motivo di commozione.
I documenti cartacei che ho visionato, hanno un gran fascino, specialmente come questi che sono molto vecchi, ingialliti, patinati dalla polvere, fragili e consunti ma solo attraverso di loro ho potuto scoprire la verità del tempo che li riguardano.



giovedì 7 febbraio 2019

Il muro usato come lavagna 2


"Ognuno di noi deve dare qualcosa, per fare in modo che alcuni di noi non siano costretti a dare tutto."

Questo comportamento risolverebbe molti problemi della nostra Italia.

venerdì 1 febbraio 2019

Scuola Garibaldi


Questo disegno mi è stato donato dagli alunni della scuola Garibaldi, nella quale mi sono recata per 
ricordare il 27/01/1945, giorno in cui l'Armata Rossa ha liberato il campo di sterminio di Auschwitz.
Parlare ai ragazzi è stato molto emozionante  ma ciò che mi ha commosso è stato l'interesse e il silenzio con cui hanno seguito il mio racconto.