martedì 30 ottobre 2007

Le mie amiche STREGHE

La concezione antifemminista della chiesa è concretizzata in questa frase:
“la donna è l’arma del demonio ed è la prima causa della perdizione dell’uomo”, tratta da Malleus Malleficarum (il martello delle streghe, manuale degli inquisitori)
La chiesa tollerava e a mio giudizio continua a guardare con un occhio di riguardo “l’altra metà del cielo”, solo nei panni di suora, moglie, casalinga instancabile, madre di molti figli ed infine come vecchia umile e silenziosa. La donna giovane, bella ed intelligente che suscita desiderio nell’uomo continua ad essere considerata una STREGA.
Nel medio Evo e nel Rinascimento furono milioni le donne accusate di satanismo e stregoneria. Tra i giudici cattolici che condussero una lotta senza quartiere contro l’eresia e le streghe, si annoverano molti santi.(San Domenico Guzman, Carlo Borromeo e Sant’Antonio)
Gli inquisitori, dopo sommari e ridicoli processi, atti a giustificare le loro perverse torture, emettevano condanne ingiuste, che portavano al rogo donne spesso colpevoli solo di avere una buona conoscenza delle virtù medicinali delle piante, con le quali cercavano di lenire le sofferenze ai loro simili o di vivere una vita solitaria in compagnia di gatti neri.
Terminato il processo, le poverette che spesso non avevano raggiunto i 15 anni, erano costrette ad attraversare le strade che le conducevano al patibolo tra la folla dei fedeli e non, che le lanciava contro di esse sassi e sputi. Ad alcune di loro (le più fortunate) per la paura e il terrore cieco, le scoppiava il cuore.
E’ accaduto che alcuni boia impietositi da queste inermi creature, prima di cospargerle di pece (per ardere meglio), abbiamo propinato loro qualche veleno per stordirle ed anticiparne la morte.
Non oso pensare allo spettacolo di queste torce umane, che scomparivano tra le fiamme con la bocca contorta dal dolore, emettendo terrificanti grida.
Le cronache di quegli eventi raccontano che intorno ai roghi, tra il fumo e il puzzo di carne bruciata, si aggiravano venditori di vino, angurie e dolcetti per intrattenere la folla.
Le strade erano gremite d’adulti allegri e bambini festosi, pronti a godersi lo spettacolo, senza rendersi conto dell’orrore che li circondava.
A distanza di secoli, sento ancora distintamente le grida di queste donne, alle quali sono vicina col pensiero ed ho la certezza che se la storia si ripetesse non avrei scampo, arderei con loro.
Auguro buon SAMHAIN a tutti. 

domenica 28 ottobre 2007

Sfiorare un sogno

(Martha Kolodziej, pittrice naif)
Tanti anni or sono, fui assunta dalle Poste Italiane con l’incarico di postina trimestrale.Durante i mesi che svolsi questo lavoro, amato sin dall’infanzia, ho vissuto delle esperienze umane indimenticabili.Ricordo con tenerezza gli innamorati, che mi aspettavano con ansia all’inizio del mio giro, per ricevere al più presto le lettere dei loro amati.Rivedo i vecchietti con problemi di mobilità che mi donavano un “cadeau”, felici di ricevere la pensione e con i quali scambiavo qualche parola per stemperare la loro solitudine. Vividi sono i visi dei furbetti, che affermavano di non essere gli interessanti quando adocchiavano le buste verdi delle multe. Non scorderò mai la gentilezza di due coniugi indiani, custodi di una villa, che per riscaldarmi in una mattina gelida di febbraio, mi offrirono una speziata tazza di the caldo. Percepisco ancora il calore dell’accoglienza che ricevetti da una famiglia rom alla quale consegnai un’assicurata e sento il cigolio della ruota nella quale deponevo la posta per le suore di clausura.Ero felice,svolgevo il mio lavoro con passione e rispetto perché ero cosciente della sacralità della posta.Purtroppo giunse il giorno in cui scadde il contratto e alla tristezza si aggiunse l’avvilimento, per aver imparato tante procedure, che non avrei mai più messo in pratica.Mi convocò il capo servizio e mentre gli consegnai i sacchi di iuta e gli elastici con i quali raccoglievo la posta, mi guardò e affermò che era dispiaciuto di perdere una postina che aveva lavorato con tanto entusiasmo. Proseguì promettendomi che avrebbe redatto una pagellina con ottimi giudizi, con la speranza di potermi rivedere.Nel mio cuore avevo la certezza che  era stato vano,lavorare con passione, precisione ed entusiasmo perché nella nostra società  è più utile “un calcio nel sedere” o un santo in paradiso.
P.S. Dimenticavo per ottenere la ricongiunzione dei contributi maturati ho dovuto attendere sette anni.

martedì 23 ottobre 2007

Lupi travestiti da agnelli

Domenica 28 ottobre 2007 (anniversario della marcia su Roma), il Papa beatificherà 498 membri del clero, (preti e suore) che morirono militando tra le file dei franchisti, contro i socialisti, comunisti ed anarchici, (repubblicani) durante la guerra civile spagnola. Coloro che hanno approfondito l’argomento sono a conoscenza che furono uccisi anche 500 sacerdoti che lottarono a fianco dei repubblicani.
Perché si beatificano solo coloro che lottarono in favore di Franco? Perché è stata scelta proprio questa data?
Le gerarchie vaticane sono scese senza mezze misure nel dibattito politico e schierandosi a fianco dei clerico/fascisti, allargano il significato di quest’operazione, che legittima quel fascismo quiescente, che potrebbe sfociare in un modello di società chiusa, reazionaria, patriarcale, omofobica e razzista tanto cara a Ratzinger.
Quest’evento, inoltre vuole dare una risposta al governo Zapatero, che sta per varare una legge sulla memoria che condanna il franchismo e le sue nefandezze.
Queste beatificazioni sono un palese attacco alla sinistra, un grave atto denigratorio di revisionismo e oscurantismo.
Hanno organizzato questa spettacolare celebrazione mediatica per dichiararsi ancora vittime del comunismo. Invece di rendere onore alle vere vittime di quel regime sanguinario, che la Chiesa sostenne vergognosamente, si preferisce legittimare il fascismo, condizionando in modo sempre più palese la vita culturale, politica e sociale del nostro paese.
La pace non è solo assenza di guerra ma è una disposizione d’animo alla benevolenza.

Chi controlla il passato.
Controlla il futuro;
Chi controlla il presente,
Controlla il passato. (George Orwel)

giovedì 18 ottobre 2007

Il gatto e la volpe


Per noi la forma normale d’occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, perché riteniamo che le persone devono potersi costruire una prospettiva di vita e di lavoro. Siamo contrari alle legge 30.
Questo non è uno slogan scritto su uno striscione che Sabato 20 ottobre apparirà nel corteo contro il precariato. E’ una frase che faceva parte del programma elettorale dell’Unione. Quest’impegno ha fatto confluire allo schieramento molti voti, grazie ai quali è nato l’attuale governo. Non mantenendo gli impegni con gli elettori, il governo con il suo comportamento, mina anche i principi della Costituzione, in fatto di diritto al lavoro, con la grave complicità di una parte del Sindacato.
Grande è stata l’ingenuità della sinistra a delegare le sorti di migliaia di giovani nelle mani di Prodi (ex DC) e di Padoa Schioppa (freddo banchiere).
Questi due politici, hanno deciso di risanare i conti pubblici legittimando un precariato vergognosamente sempre più vasto e mantenendo le pensioni e gli stipendi più bassi d’Europa. Non è questo che volevo quando ho votato per questa coalizione.
E’ giusto che le vere forze di sinistra manifestino il loro malcontento per unirsi in qualcosa di veramente ROSSO, contro i convertiti al capitalismo selvaggio.
Questo post, vuole essere la denuncia di due genitori, testimoni impotenti di fronte alla disperazione della loro figlia, laureata e precaria, con un contratto a progetto, € 530 mensili, che non prevede la copertura mutualistica, della pensione e le ferie.
I sacrifici ai quali tutti e tre ci siamo sottoposti sembrano vanificati e ciò che ci rattrista maggiormente è la consapevolezza di essere diventati invisibili.

domenica 14 ottobre 2007

La pineta

Desidero unirmi a quei blogger, che oggi 15 ottobre scriveranno un post per focalizzare l’attenzione sull’ambiente, con lo scopo di costruire un futuro migliore.
Il rispetto del nostro pianeta è un’emergenza e dovrebbe apparire come priorità nei programmi di tutti i governi del mondo.
Per contribuire alla salvezza della Terra bisogna ridurre i consumi d’energia proveniente dalle fonti fossili (petrolio, gas, carbone) a favore di quelle solari ed eoliche, se vogliamo consegnare alle generazioni future un pianeta vivibile.
C’è molto da fare ma qualche volta basterebbe rispolverare semplici ed efficaci comportamenti delle generazioni precedenti e come asseriva Calvino:
Arruolerò un esercito negli alberi,
e ricondurrò alla ragione la terra e i suoi abitanti (Barone Rampante).
Quando non esisteva il partito dei Verdi e Pecoraro Scanio non era ancora nato, la mia generazione negli anni 50-60 era solita partecipare alla festa degli alberi.
Tutti gli scolari piantavano alberelli sulle colline o nei prati della propria città. Lo scopo era di stimolare il rispetto e l’amore nei confronti del verde, un bene prezioso che ogni uomo deve proteggere e salvaguardare.
Le uniche pinete esistenti a Genova, sono il frutto dell’impegno di tanti ragazzi che stimolati dalla scuola e sensibilizzati dalla Guardia Forestale hanno costruito un vero patrimonio.(vedi foto)
 Gli alberi ci donano i loro colori, frutti, forme e profumi, il fruscio del vento tra le foglie, il canto degli uccelli da loro ospitati. Ci rendono manifesto il mutare delle stagioni, purificano l’aria e influenzano il micro clima, facendo arretrare i deserti. Pochi alberi e qualche panchina, favoriscono l’aggregazione sociale.
Sin da piccola ero solita abbracciare gli alberi per trarne energia e inchinarmi davanti ad essi in segno di gratitudine, ignara che la scienza moderna avrebbe scoperto i benefici psico-fisici che essi producono sull’uomo.

mercoledì 10 ottobre 2007

"La sua Africa"

Il 15 0ttobre 1987, Thomas Sankara fu assassinato in un colpo di stato, organizzato dal suo braccio destro e attuale presidente del Burkina Faso; Blaise Compaorè
Il giovane Sankara (37 anni) governò con indiscussa saggezza e il suo operato politico, economico, sociale e culturale, sfida gli anni e m’induce a profonde riflessioni sul futuro dell’Africa.
Sotto la sua guida, breve ma intensa, trasformò il nome del suo paese da Alto Volta (nome coloniale) in Burkina Faso (paese degli uomini integri), avviando una rivoluzione democratica e popolare.
Attuò vaste campagne di vaccinazioni col risultato di abbassare il tasso della mortalità infantile. 
Abolì l’infibulazione, introdusse il divorzio e aiutò le donne a partecipare alla vita politica. Fece piantare milioni d’alberi, obbligando il deserto del Sael ad arretrare.
Risanò i conti pubblici e il paese raggiunse l’auto sufficienza alimentare. Costruì scuole ed ospedali riducendo le spese dell’apparato statale al minimo.
Con il suo assassinio, il processo di riscossa d’alcuni popoli africani si è arrestato.
L’Africa ha il diritto alla totale indipendenza e contando solo sulle proprie forze, deve scrollarsi di dosso tutti quei banditi politici, che con la scusa degli aiuti umanitari si trasformano in sfruttatori economici.
Thomas Sankara asseriva che l’Africa scriverà la sua storia da sola.
Speriamo che i giovani africani trovino il coraggio e la determinazione per attuare questo sogno.

giovedì 4 ottobre 2007

HASTA SIEMPRE COMANDANTE!

 Il 9 Ottobre 1967, era domenica e nella scuola del villaggio de la Higuera, su preciso ordine del 36° presidente degli Usa, il democratico Lindon Baines Johnson, fu ucciso dai militari anti-guerriglia boliviani, Ernesto Guevara.
Avevo 15 anni, nelle piazze italiane si svolgevano imponenti contestazioni contro la guerra del Vietnam. Gli studenti e lavoratori scioperavano a fianco a fianco per migliorare la vita nelle scuole e nelle fabbriche.
Era un autunno “caldo” e quando appresi la triste notizia, capii immediatamente che con la morte del Che moriva anche un po’ la speranza di realizzare un mondo più giusto e solidale.
Hanno eliminato il suo corpo, non certo il suo pensiero. Giorno dopo giorno, le sue idee e le sue azioni, hanno toccato il cuore di tanti giovani, desiderosi di riscattare i popoli oppressi, i poveri e gli umili,
Sono passati 40 anni da quel giorno e quella ragazzina è diventata quasi una vecchietta che continua ad essere spronata dal pensiero di Ernesto e cerca con tenacia l’ispirazione alla lotta, contro le ingiustizie sociali, sempre più attuali in questo mondo globalizzato e disumanizzato. Con i suoi occhietti vispi scruta fra le nuove generazioni, sperando che:

…..da qualche parte un giorno,
dove non si saprà.
dove non l’aspettate
Il “Che” ritornerà….. (Guccini)