Sono passati vent'anni da quel 29 giugno 2002. Stavo passeggiando per la città e giunta in piazza De Ferrari, all'improvviso è apparso nel cielo un piper, dal quale sono stati sganciati migliaia di volantini, sui quali erano scritte delle poesie. Oggi che vengono lanciate bombe e ordigni di ogni genere su civili inermi, mi è tornato alla mente quel: "bombardamento poetico."
Quello che noi spesso dimentichiamo è che la poesia nacque come epica, per semplificare possiamo chiamarla la poesia delle gesta ed aveva una particolare funzione ,doveva svolgere una funzione educativa, doveva comunicare ed esprimere. Era inammissibile una poesia non utile, non direttamente produttiva di qualcosa e per produzione intendo proprio la produzione di senso. Questo problema nasce già con i lirici greci che però pur sovvertendo in parte i canoni tradizionali e dando luogo alla poesia dei sentimenti continuano a percorrere la strada dell’utilità. Sono i lirici latini che presentano la seconda cesura, la poesia lirica si distacca definitivamente da quella epica non solo per i temi ma anche perché abbandona ogni scopo comunicativo o finalistico. Da quel momento in poi irrompe tutto e si perde il patto (che era stato sotteso nella poesia epica) e rimane un nuovo modo di fare poesia . Il poeta non deve indagare né verità , né deve darci una interpretazione di verità , non deve essere sottomesso all'oggetto, non deve più parlare della morte (oggetto) per renderla fatto universale. Deve accovacciarsi come meglio crede sull'oggetto, il poeta copre l'oggetto non lo scopre qui che la soggettività diventa prevalente, aperta la poesia al lirismo e liberato il poeta da ogni condizione di finalismo comunicativo è ovvio che il soggetto diventa oggetto della poesia. Non è più la morte che viene raccontata ma è il poeta che è e sente morte ad essere oggetto della poesia. Ecco perché non riuscirà con molta difficoltà a trovare qualcosa che risponda al suo canone.
RispondiEliminaIn questa assenza di patto però non possiamo vedere solo una perdita, a mio parere c'è anche una conquista appare sul palcoscenico umano la possibilità di infinite verità soggettive tessere non più quadri, pezzi isolati non più affreschi unitari, ma il loro valore rimane comunque straordinario perché ci permette di vedere e di rintracciare l’umanità attraverso dei frammenti infinitesimali spesso diversi per canone e per scelta linguistica che non ci raccontano più la morte ma le mille morti. Da una poesia non si può scorgere il mondo se non per frammenti rattoppati da gli occhi degli altri, il lettore di poesia deve essere umile ,non si deve aspettare niente, non deve cercare né verità né insegnamento, né illuminazione, né spiegazione del mondo, deve solo farsi prestare per un istante gli occhi di un altro stupendosi per la coincidenza identica del vedere insieme, nel vedere stupendosi ancora di più nel vedere il mai visto.
certo che NOI poeti abbiamo avuto un gran dono dall'eterno anche se, purtroppo, i riconoscimenti per i più arrivano solo dopo la dipartita
RispondiEliminaOrdigni fantastici, unici, meravigliosi. Per il resto concordo con Gus, la poesia deve tornare ad avere un messaggio, e non può oggi più che mai, ignorare il sociale, la realtà che circonda l'essere umano per rifugiarsi in un eremo e scrivere di fumosi concetti filosofici. Oggi ogni forma d'arte dovrebbe concentrarsi sulla realtà del nostro tempo.
RispondiEliminaStupenda questa cosa che ignoravo completamente.
RispondiEliminaSarebbe fantastico se anche oggi nei vari conflitti che insanguinano il mondo si lanciassero poesie o più prosaicamente cibo e medicinali invece delle bombe.
Buona settimana, un abbraccio
enrico
L'unico bombardamento che ci piace! Evviva la poesia!
RispondiEliminaChe bello e che speranza...
RispondiEliminaRingraziamo di essere in pace e di goderci anche piogge di incontri con le emozioni